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Usa, viaggio nelle Littile Italy che votano Trump: "Il nostro capo è forte, anche l'America lo sarà"

Rita Cavallaro
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La Little Italy di Donald Trump non ha dubbi: il suo ritorno alla Casa Bianca è scritto nelle stelle. Perché le immagini del 45esimo presidente, miracolosamente sopravvissuto all'attentato durante il comizio in Pennsylvania, che alza il pugno mentre viene portato via sanguinante, sono un segno per il destino degli Stati Uniti. «Se il capo è forte, anche l’America lo sarà», continuano a ripetere gli italoamericani che in queste ore affollano i circoli repubblicani. E che non sono stupiti del fatto che abbiano tentato di uccidere Trump, visto il clima d'odio per Usa 2024 e la polarizzazione segnata già dall'era di Barack Obama. Il Tycoon era nel mirino da tempo e chi frequenta i salotti buoni della politica statunitense attendeva soltanto che qualche esaltato imbracciasse un fucile. "Sapevamo che sarebbe successo, ma non avevamo idea di dove e quando. Il giorno del comizio abbiamo tirato un sospiro di sollievo nel momento in cui abbiamo visto Donald alzarsi da terra, scampato alla morte e più forte di prima", sottolineano. E non è un caso che in Usa sia scoppiata la Trump-mania: la foto evocativa di Donald con il pugno chiuso è entrata nella storia diventando un must, sulle t-shirt, sulle tazze, sulle bibite. Gli oggetti con il presidente sopravvissuto vanno a ruba, così come si moltiplicano le iniziative per la raccolta fondi e la conta dei voti da far confluire sul repubblicano.

 

 

«I numeri ci dicono che oggi Trump ha tra i quattro e i cinque punti in più alle Presidenziali. Se prima era fatta, ormai la vittoria è scontata. Può sembrare semplicistico, ma negli Stati Uniti votano un comandante in capo. E con quella fotografia lui è entrato nel mito», assicura il deputato di Fratelli d'Italia, Andrea Di Giuseppe, eletto nel Nord e nel Centro America. Di Giuseppe sta programmando una serie di incontri per tirare la volata a The Donald. Da Miami a Brooklyn, da Dallas a Chicago, fino al nord est: sono oltre 16 milioni gli italiani che a novembre saranno chiamati a indicare il nome del 47esimo presidente. «È il cluster più grande che c’è, in maggioranza di centrodestra, e noi possiamo muovere un'elezione, perché per la prima volta Fdi ha un suo eletto in Usa. Daremo la vittoria a Trump», annuncia Di Giuseppe. «Dopo quello che abbiamo vissuto negli ultimi tre anni, era normale che qualcuno tentasse di ammazzare il Tycoon. Ma l'attentato ha prodotto l'effetto inverso: la parte moderata degli indipendenti voterà per Trump. Questo è un elemento fondamentale», spiega Di Giuseppe, «come pure il fatto che ci sono 2/3 delle Camere sotto elezioni. Con un presidente repubblicano e la Corte suprema repubblicana, se la maggioranza delle Camere sarà repubblicana, in termini di riforme costituzionali l'America potrà fare qualunque cosa».

 

 

Il deputato FdI è convinto che Biden sarà sostituito in corsa, anche se resta il nodo di chi potrà essere sacrificato contro Trump. «Il tema non è più se vincerà, ma con che consenso. Il vero scacco matto di Trump è aver conquistato i colletti blu che prima votavano democratico», precisa Di Giuseppe. «Ora l’80 per cento di questi vota Donald. Che poi è quello che ha fatto Meloni, di fronte a un Pd non più operaio ma da Ztl. E quando Trump vincerà con chi dialogherà in un’Europa debole? Solo con Giorgia Meloni. È lei l’unico interlocutore privilegiato degli Usa. Lo stesso Trump l’ha definita "trustble", ovvero "credibile"». Infine la questione internazionale. «La gente non ce la fa più, la finanza ha fatto il suo corso e deve lasciare il passo all’industria, a quello che crea ricchezza. Trump vince perché è l’unico presidente tra gli ultimi quattro che ha fatto toccare con mano ciò che ha fatto per i cittadini. Ha affrontato una pandemia, ha disinnescato tre crisi internazionali, Corea del Nord, Cina e Turchia. E se ci fosse stato lui non ci sarebbero state neppure queste due guerre», conclude Di Giuseppe.

 

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