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Trump, quegli spari poi la paura: così risorge il nuovo Donald

Paola Tommasi
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Neanche Steven Spielberg avrebbe mai immaginato per i suoi colossal una scena come quella vista a Butler, in Pennsylvania. Né Donald Trump avrebbe mai pensato che nel giro di pochi secondi sarebbe passato da demone a eroe nazionale nell’immaginario americano. «Questa proprio non ci voleva, Joe, soprattutto per te»: potrebbe essere stata la risposta del tycoon alla telefonata “breve e rispettosa” di Biden ieri notte, dopo lo sventato omicidio. Una prova di forza per Trump. Una volta resosi conto di essere fuori pericolo, di essersela cavata con una ferita all’orecchio destro e che l’assassino era stato ucciso, la preoccupazione di Trump è stata subito quella di farsi vedere vivo ai suoi sostenitori e al mondo intero. Lucido mentre tutti erano ancora sotto shock e, soprattutto, combattente. Per niente indebolito, anzi. Con le forze di sicurezza, al contrario, totalmente nel panico, che non sembravano neanche addestrate e hanno dato una prova di incredibile inefficienza. Più che una questione politica o personale, per Trump è subito diventato un tema di sicurezza nazionale. Il Presidente degli Stati Uniti non può mai mollare, neanche quando rischia di morire: deve mostrarsi invincibile come invincibile è l’America. E il confronto è stato subito con Biden, che invece non è presente a se stesso neanche nei contesti più calmi e sicuri. Eppure c’è chi, soprattutto nei mass media Usa, ha provato a sminuire l’accaduto, in un primo momento negando la sparatoria, parlando di mero rumore fastidioso, o addirittura il colpo di arma da fuoco che ha sfiorato Trump, parlando di una sua caduta quando si è piegato e non di un tentativo di proteggersi sotto il podio. E ancora, chi ha male interpretato quel «fight» detto dall’ex Presidente appena rialzatosi in piedi: dai maliziosi è stato fatto passare come un’incitazione alla violenza, invece era un modo per dimostrare di avere ancora la forza e la voglia di andare avanti e, soprattutto per tranquillizzare tutti, perché è questo che fa il Presidente degli Stati Uniti.

 

 

D’altronde, il pregiudizio su Trump è talmente radicato che anche se gli sparano è colpa sua. Ma lui più che rabbia ha voluto trasmettere speranza, fede in Dio che lo ha salvato e nel futuro degli Stati Uniti. Ha ringraziato i medici e gli agenti della sicurezza, nonostante proprio su di essi circolino ancora oggi tanti dubbi: come è possibile che non siano riusciti a evitare gli spari? Da un video girato durante il comizio si vede che il cecchino dietro il palco di Trump controllava il tetto da cui sono partiti i colpi da almeno 42 secondi prima dell’apertura del fuoco e diverse persone avevano segnalato alla sicurezza un giovane ragazzo che si arrampicava con un fucile su un capannone industriale, come mai nessuno è andato a prenderlo e fermarlo? O perché il cecchino non ha sparato prima dell’assassino? Trump vuole evitare le polemiche, ha spento anche quelle di chi nel suo staff faceva sapere di aver chiesto più agenti per lui alla direttrice dei servizi segreti, Kimberly Cheatle, e che quest’ultima aveva più volte rigettato la domanda. E lo ha scritto nel suo comunicato anche la moglie di Trump, Melania: in politica come nella vita, l’amore prevalga sull’odio.

 

 

La figlia, Ivanka, ha voluto ricordare che quasi nello stesso giorno due anni fa moriva sua madre, Ivana, e che magari proprio lei ha protetto Trump dal Cielo. Così: mistico, conciliante e riparatore vuole presentarsi il nuovo Donald, e oggi lo vedremo intervenire alla Convention repubblicana che si apre, senza cambi di programma se non maggiore sicurezza, a Milwaukee, in Wisconsin. «Stiamo uniti», ha già detto ai sostenitori, con un tono del tutto diverso rispetto a quello che gli fu attribuito durante gli scontri del 6 gennaio 2021 nella sede del Congresso Usa. Un colpo di fucile ha trasformato Donald Trump da pericolo per la democrazia americana a homo novus della politica Usa. Da violento a martire. Nel 2016, pur rivendicando la sua ricchezza milionaria, si propose come uomo del popolo e difensore degli ultimi; otto anni dopo, da consumato politico che ha già fatto il Presidente, oggi si presenta ancora come l’uomo qualunque, lontano dalla politica, perseguitato dalla giustizia e dai cecchini. Con una certezza: nessuno riesce a buttarlo giù. Il candidato democratico, al contrario, cade dalle scale da solo.

 

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