capo militare
Gaza, giallo sulle sorti di Deif dopo il raid di Israele. Che fa una strage di civili
Un massiccio attacco aereo israeliano ha colpito la zona di al-Mawasi vicino Khan Yunis, nel sud di Gaza. Le autorità della Striscia denunciano una strage di civili, con 90 morti e 300 feriti in una zona che era stata designata da Israele come area umanitaria ed era piena di sfollati, mentre Israele dice di avere preso di mira il capo dell'ala militare di Hamas, Mohammed Deif, ritenuto la mente del massacro del 7 ottobre che ha scatenato la guerra in corso a Gaza, e il suo vice, Rafa'a Salameh. Sull'eliminazione di Deif e Salameh "non c'è certezza assoluta", ha detto in serata Benjamin Netanyahu prendendo la parola nella sua prima conferenza stampa da marzo. Hamas ha negato che Deif fosse nell'area colpita dal raid: "Queste false affermazioni non sono altro che una copertura dell'entità dell'orribile massacro", ha affermato il gruppo, che ha lanciato un appello ai palestinesi in Cisgiordania e a Gerusalemme Est a "mobilitarsi" in risposta a questo attacco. Secondo il ministero della Sanità di Gaza, sono donne e bambini metà delle 90 persone rimaste uccise nel raid. La portavoce dell'Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi Unrwa, Louise Wateridge, che si è recata nell'ospedale Nasser dove sono state portate le vittime, ha riferito di bambini che hanno perso arti e altri traumatizzati per la morte di fratelli e sorelle.
Dopo l'attacco si sono susseguite riunioni ai vertici in Israele e in serata il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha chiesto all'esercito di aumentare "la prontezza operativa su tutti i fronti". Deif, secondo solo a Yahya Sinwar nella gerarchia di Hamas, è da anni in cima alla lista dei più ricercati da Israele e si ritiene che in passato sia sfuggito a diversi tentativi di assassinio israeliani. Si nasconde da più di 20 anni e si ritiene che sia paralizzato. Una delle uniche immagini conosciute di lui è la foto di un documento d'identità di 30 anni fa rilasciata da Israele. Anche a Gaza solo poche persone lo riconoscerebbero. "Voglio assicurarvi che in un modo o nell'altro raggiungeremo i vertici di Hamas", è la promessa fatta da Netanyahu. "Deif è un maestro degli omicidi, il capo di Stato maggiore di Hamas, il numero 2 della catena di comando. È il pianificatore e il leader del massacro del 7 ottobre e di molti altri attacchi. Le sue mani sono coperte dal sangue di molti israeliani", ha aggiunto il premier, dicendo di aver approvato l'attacco una volta accertato che non ci fossero ostaggi nell'area.
L'attacco israeliano a Khan Yunis è giunto in un momento delicato dei negoziati per un cessate il fuoco. L'Egitto - che con Qatar e Usa e fra i Paesi mediatori che stanno provando a negoziare una soluzione al conflitto - nel condannare l'attacco ha affermato che "queste continue violazioni contro i cittadini palestinesi aggiungono serie complicazioni alla capacità degli sforzi attualmente in corso per raggiungere la calma e il cessate il fuoco". Un'eventuale morte di Deif potrebbe consegnare a Israele una vittoria importante e infliggerebbe un duro colpo psicologico a Hamas. Potrebbe anche dare a Netanyahu una possibilità di apertura: lui ha dichiarato che non porrà fine alla guerra finché le capacità militari di Hamas non saranno distrutte, e la morte di Deif potrebbe costituire un passo significativo in questa direzione. Ma l'uccisione di Deif potrebbe anche rischiare di incoraggiare Hamas a irrigidire le sue posizioni nei colloqui. "Un certo numero di vittime è ancora sotto le macerie e sulle strade, e gli equipaggi delle ambulanze e della protezione civile non sono in grado di raggiungerle", ha dichiarato il ministero della Sanità di Gaza. I video dell'area colpita mostrano un enorme cratere, tende carbonizzate, auto bruciate e oggetti domestici sparsi sulla terra annerita. Le vittime sono state trasportate sui cofani e sui portelloni delle auto, su carri trainati da asini e tappeti. "Questa era stata designata come zona sicura, piena di persone provenienti dal nord", ha detto un uomo palestinese sfollato che non ha fornito il suo nome. "I bambini sono stati tutti martirizzati qui. Abbiamo raccolto i loro pezzi con le nostre mani". Ha stimato che ci sono stati sette o otto missili e ha affermato che anche i primi soccorritori sono stati presi di mira.