Reddito di cittadinanza, il grande buffo delle 5 Stelle cadenti
La Procura regionale del Lazio della Corte dei Conti continua il suo lavoro per fare luce su quella che potrebbe essere la più grande truffa ai danni dello Stato: il reddito di cittadinanza. Secondo le stime si parlerebbe di circa 1,7 miliardi di euro erogati a soggetti che non ne avevano i requisiti. In realtà secondo valutazioni, ancora in corso, la somma potrebbe raggiungere un range di proporzioni astronomiche, in pratica da manovra finanziaria, compreso tra gli 8 e i 10 miliardi di euro.
Ricordiamo che l’esborso totale per il reddito di cittadinanza è stato di 20 miliardi di euro per circa 2 milioni di nuclei familiari, per un totale di 4,65 milioni di persone, con un assegno medio di 552 euro. In particolare il focus della Procura è sul sistema di erogazione delle somme durante la gestione di Pasquale Tridico.. Un meccanismo di accreditamento che, per tutto il 2019 prevedeva solo dei controlli ex post cioè dopo aver erogato le somme, avrebbe permesso anche a soggetti non titolati di percepire una rendita mensile.
Anche perché sembrerebbe che l’Inps e il Ministero del Lavoro avessero introdotto, all’alba della misura, un meccanismo di «solve et repete», ossia prima si paga e poi si controlla. Mettiamo subito in chiaro una cosa: non ci sono indagini in corso nè tantomeno indagati. Il decreto istruttorio, inviato all’ente previdenziale, è mirato a fare luce su alcuni meccanismi interni che regolavano l’erogazione delle somme. Inizialmente erano state recapitate all’Inps 24 quesiti a cui l’ente era chiamato a rispondere con un report dettagliato. A tale richiesta l’ente previdenziale ha risposto con la massima apertura rendendosi disponibile a fornire tutte le risposte necessarie.
Anzi, visto che per rispondere ai quesiti sarebbe stato necessario oltre un anno di lavoro l’Inps ha recapitato alla Procura della Corte dei Conti una controproposta.
In altre parole: diteci quello che vi serve sapere e noi rispondiamo. Ecco perché le 24 domande sono state sostituite da una serie di interlocuzioni (una di queste si terrà a Roma la prossima settimana) per ridurre i tempi di risposta.
Con questo rapporto diretto si passerebbe quindi da un anno a qualche mese, alcune fonti qualificate fanno sapere che già entro l’inizio dell’autunno potrebbe essere fornita tutta la documentazione richiesta. Ma cosa hanno chiesto in concreto i magistrati contabili? Il numero e l’importo delle somme erogate catalogate per anno e per territorio. Un elenco di tutte le prestazioni non dovute e le attività avviate per il recupero di quelle somme. L’importo di quanto effettivamente è stato recuperato, sempre distinti per anno e territori. E quali iniziative l’ente previdenziale mise in atto per capire le ragioni per cui il sistema di gestione e controllo delle domande per ottenere il reddito di cittadinanza non abbia funzionato. Ma anche le generalità dei dirigenti preposti alla realizzazione delle procedure di gestione dell’erogazione del sussidio e Miliardi di euro La somma totale stanziata dal governo per finanziare il reddito di cittadinanza di coloro che avevano la gestione del sistema di controllo. Chiarimenti che serviranno al Tribunale della Corte dei Conti per individuare le eventuali responsabilità e calcolare il danno erariale. In questo calcolo vanno sommate non solo le cifre erogate a chi non ne aveva diritto, ma anche le spese sostenute, a livello legale e amministrativo, dall’ente pubblico per il recupero delle prestazioni non dovute. Oltre alle perdite causate dal ritardo nelle procedure di recupero. Non è la prima volta che la Corte dei Conti prova a capire l’entità di un eventuale danno erariale, ma l’ultima relazione richiesta all’Inps preparata da Tridico non aveva soddisfatto la Procura. Anche perché, fino ad allora, la «difesa» dell’ente previdenziale si basava sul fatto che i controlli spettavano ai Comuni e non all’ente di via Ciro il Grande.
Una tesi che i magistrati contabili non sembrano aver preso in considerazione. Ma di che cifre stiamo parlando? Nell’atto di accusa dell’ex magistrato della Corte dei Conti, Antonio Buccarelli, che nel 2022 aveva denunciato il malfunzionamento della misura a 5 Stelle, si calcolano 791.380.228,22 euro per gli anni 2021-2022 e una stima per gli anni 2019-2020 di circa 900 milioni. Le somme sarebbero state indebitamente elargite nonostante mancassero i requisiti per ottenerle. Ma perché all’Inps di Tridico ci sarebbero state queste falle nel sistema di accreditamento e di controllo? Una risposta ce la può fornire una rilevazione dell’Ufficio studi Confcommercio del 2022 che mostrava come «a parità di condizioni se della quota dei percettori fosse cresciuta dell’1% assoluto, la percentuale di voti del Movimento 5 Stelle sarebbe salita del 2,4%». In pratica se in un territorio la percentuale di percettori fosse passata dal 3 al 4% i voti ai grillini sarebbero saliti dal 10 al 12,4%. E questo potrebbe anche spiegare l’emorragia di voti, circa 2 milioni in tutta Italia, che soprattutto al Sud ha colpito il Movimento orfano del reddito di cittadinanza.
Il deputato FdI Walter Rizzetto, che del dossier Inps si è occupato fin dall’inizio, non ha dubbi: «Diciamo che ognuno dispone delle risorse umane e statali come meglio crede. Penso che il M5S abbia usato il reddito di cittadinanza come una sorta di misura elettorale». E il fatto che ci fossero molti percettori illeciti si è visto con l’introduzione dell’assegno di inclusione che ha «rilanciato il mercato del lavoro» ha sottolineato. Un altro campanello d’allarme è dato dal fatto che fra gli ex percettori del reddito in molti non hanno aderito ai corsi di formazione, peraltro pagati (350 euro al mese). Probabilmente si tratta di coloro che lavoravano a nero nonostante percepissero il reddito. «Tra l’altro rispetto al reddito di cittadinanza l’assegno di inclusione vale in media dai 100 ai 120 euro in più» ha concluso il deputato FdI. Nessuno mette in dubbio che in Italia ci siano fasce di popolazione che abbiano bisogno di un sostegno economico, ma proprio per questo occorreva controllare per fare in modo che andassero nelle tasche giuste.