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Francia, Macron per fermare Le Pen consegna il Paese all'estrema sinistra: ora si rischia l'impasse

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Leonardo Ventura
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I francesi hanno ribaltato il voto del primo turno. L’azzardo di Emmanuel Macron e il patto di desistenza hanno funzionato, almeno nel breve termine visto che il Rassemblement National è arrivato addirittura terzo  ma è indubbio che adesso la Francia rischia l’impasse. Il Nuovo fronte popolare, l’alleanza di sinistra che si è formata per contrastare l’avanzata del Rassemblement National al secondo turno delle elezioni legislative francesi, ha conquistato il maggior numero dei seggi alla prossima Assemblèe Nationale, composta in tutto da 577 deputati. Quelli del Nfp saranno 182. È quanto risulta dai dati definitivi sulle elezioni diffusi dal ministero dell’Interno. La formazione centrista a sostegno del presidente Emmanuel Macron, Ensemble, ne ha ottenuti 168 mentre il Rassemblement National di Marine Le Pen alleato con una parte dei Republicains guidati dal presidente del partito Eric Ciotti è terzo con 143 deputati eletti. Secondo i calcoli del quotidiano Le Monde, all’interno del Nouveau Front Populaire, la France insoumise di Jean-Luc Mèlenchon è la più rappresentata con 74 eletti ai quali si aggiungono 3 «dissidenti» del partito. Il Partito socialista avrà 59 deputati e gli Ecologisti 28. Il partito comunista ha eletto 9 parlamentari e Generation.s 5.


Il primo ministro della Francia, Gabriel Attal, subito dopo i primi exit poll ha annunciato che presenterà le proprie dimissioni ma anche che «assolverà alle proprie funzioni finché dovrà». Il fatto è che nessuno ha la maggioranza da solo (solo i centristi e la sinistra potrebbero averna una se decidessero di allearsi) ma non sembrano possibile, almeno per ora la costruzione di coalizioni fra le forze in campo. Bardella, presidente di RN, non farà certo un governo con Macron nè tantomeno con Mélenchon. E proprio il leader del Nuovo Fronte Popolare ha chiuso le porte a qualsiasi accordo di governo. «Macron se ne vada o nomini un premier tra le nostre fila» ha tuonato. Al leader dell’estrema sinistra ha replicato il ministro degli Esteri Stephane Sejourné: «È evidente» che Jean-Luc Mélenchon «non può governare la Francia» ha dichiarato. Rennaissance sarà «intransigente nella difesa dei principi repubblicani, in particolare del laicismo, e nella lotta contro il razzismo e l’antisemitismo», oltre a «perseguire con determinazione l’integrazione europea e mantenere il sostegno all’Ucraina di fronte alla Russia».

Clémentine Autain, deputata de La France Insoumise (LFI) dell’11esima circoscrizione di Seine-Saint-Denis, ha invitato i deputati della gauche a riunirsi oggi per proporre un primo ministro unitario. La soluzione possibile quindi potrebbe essere un primo ministro che non sia «né François Hollande né Jean-Luc Mélenchon». Dal canto suo Macron ha parlato tramite l’entourage, chiedendo prudenza perché i risultati non rispondono alla domanda «chi deve governare».

L’inquilino dell’Eliseo, per prendere decisioni su un nuovo governo, «aspetterà» che l’Assemblea nazionale «sia strutturata». Dopo l’esito una folla di circa 500 sostenitori dell’estrema sinistra ha iniziato a convergere verso place de la Republique dove si sono scontrati con la polizia. «L’alleanza del disonore», l’ha definita Bardella, che ha visto andare in frantumi la sua aspirazione di diventare il primo ministro più giovane di Francia a 28 anni. «Pericolosi accordi elettorali» stasera «gettano la Francia nelle braccia dell’estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon», ha tuonato, sottolineando piuttosto che l’RN «realizza oggi il più grande passo avanti della sua storia».

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