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Iran, Masoud Pezeshkian presidente della Repubblica islamica: chi è

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L’ex ministro della Sanità iraniano Masoud Pezeshkian, l’unico candidato riformista a partecipare alla competizione elettorale per la presidenza della Repubblica islamica dell’ Iran, ha vinto il secondo turno delle elezioni presidenziali, diventando così il nono presidente del Paese mediorientale a maggioranza sciita. Lo ha confermato il portavoce della Commissione elettorale iraniana, Mohsen Eslami. «Sono stati contati in totale 30.510.157 voti. Di questi, Masoud Pezeshkian ha ricevuto 16.384.403 voti e (il candidato ultraconservatore) Saeed Jalili ne ha ottenuti 13.538.179», ha detto Eslami all’agenzia di stampa «Snn».

 

 

 

Masoud Pezeshkian ha vinto il ballottaggio contro l’ultraconservatore Saeed Jalili. Durante la sua campagna elettorale ha ottenuto il sostegno dell’ex ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif, capo della diplomazia iraniana all’epoca della presidenza di Hassan Rohani. Cardiologo di formazione, Pezeshkian ha diretto l’Università di Scienze Mediche di Tabriz, una delle principali istituzioni mediche del nord dell’ Iran. È stato ministro della Sanità nel governo di Mohammad Khatami (2001-2005) e dal 2008 è stato eletto deputato al Parlamento iraniano nella città nord-occidentale di Tabriz. Come il suo sfidante Jalili si era precedentemente candidato alla presidenza nel 2013, salvo poi ritirarsi a favore di Hashemi Rafsanjani. Nel 2021 la candidatura di Pezeshkian è stata respinta dal Consiglio dei guardiani, l’organo preposto a vagliare e approvare i contendenti per le elezioni presidenziali.

 

 

 

Durante la sua campagna elettorale, Pezeshkian si è mostrato incline a un’azione diplomatica distensiva, anche nei confronti dell’Occidente, nonostante abbia criticato le sanzioni imposte all’Iran che costituiscono un ostacolo per la crescita economica del Paese. A differenza del suo rivale Jalili, l’ex medico è favorevole alla ripresa di un accordo nucleare sulla base di quello concluso nel 2015. Inoltre, Pezeshkian ha criticato la gestione delle proteste scoppiate nel settembre 2022 in seguito alla morte in custodia della polizia morale di Jina Mahsa Amini. Il riformista ha inoltre affermato di essere favorevole alla libertà di scelta delle donne.

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