l'analisi

Daghestan come la Crocus Hall, la "firma" dell'Isis sull'attentato

La mano dell'Isis negli attentati nella repubblica russa del Daghestan. È probabile che possano esserci i miliziani dello Stato Islamico dietro il duplice attacco che ha causato la morte di almeno 15 agenti di polizia e di un prete. Lo scrivono gli analisti dell’Isw, l’Istituto per lo studio della guerra, screditando l’ipotesi russa secondo cui ci sarebbero l’Ucraina e la Nato dietro gli attacchi. L’Isw cita piuttosto le crescenti tensioni tra Mosca e le minoranze musulmane del Caucaso che stanno aumentando i reclutamento da parte di gruppi estremisti.

 

  

L’Isw ha notato tra l’altro che dopo l’attacco la cellula russa dell’Is-K Al-Azaim Media ha pubblicato una nota in cui esprimeva gratitudine ai "fratelli del Caucaso" per aver dimostrato le loro capacità. Sebbene Al-Azaim non si sia assunto la responsabilità dell’azione, la citazione del Caucaso suggerisce che la responsabilità sia di ’Vilayat Caucasus’, cellula dell’Isis attiva proprio nella regione russa. Da aprile l’organizzazione ha intensificato le richieste di reclutamento nel Caucaso settentrionale. Gli analisti di Isw notano inoltre che le autorità russe hanno condotto una "vaga operazione antiterroristica" nel Caucaso settentrionale, ma hanno concentrato la loro risposta sull’accusa, infondata, all’Ucraina e alla Nato. 

 

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L'Isis K, il gruppo terroristico attivo nell'Asia centrale, è quello che ha rivendicato il sanguinoso attentato del 22 marzo alla Crocus City Hall di Mosca dove sono state uccise 145 persone.