l'analisi
Russia, perché i Brics non la isolano: l'internazionale a guida occidentale è finita
In Svizzera si è concluso un vertice internazionale volto a unire l’opinione mondiale sull’esigenza di aumentare l’isolamento della Russia quale dinamica migliore per porre fine all’invasione dell’Ucraina. La conferenza di due giorni, la prima nel suo genere, ha riunito capi di stato e di governo provenienti da 92 paesi, poco meno della metà del mondo, se si considera che sono 193 paesi che hanno il diritto di voto all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, cosa questa che ha fatto sì che l’evento si sia di fatto rivelato inferiore alle ambizioni iniziali. Inoltre, non solo non era presente una Russia che non è mai stata invitata, ma non c’era neanche quella Cina la cui partecipazione era stata più che ambita dagli organizzatori.
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L’evento ha comunque raggiunto il duplice obiettivo di assicurare una forte copertura mediatica nella maggior parte di quei paesi dell’America Latina e dell’Africa in cui l’attenzione dedicata alla questione ucraina è molto ridotta, e di produrre una Dichiarazione Finale che, per il vero, si è caratterizzata per un linguaggio non poco annacquato. Una Dichiarazione Finale nella quale non si parla dell’aggressione russa in Ucraina, ma della guerra della Russia in Ucraina; nella quale si chiede il rispetto dell’integrità territoriale ma solo in termini generali, in base ai principi della Carta delle Nazioni Unite, senza far davvero riferimento alla particolare necessità di ripristinare l’integrità territoriale dell’'Ucraina.
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Sempre secondo il Comunicato Finale, sono tre le questioni identificate come di primaria importanza. La prima è che tutte le centrali nucleari ucraine, compresa la centrale di Zaporizhzhia catturata dai russi, devono funzionare in modo sicuro e affidabile sotto il pieno controllo di Kiev. La seconda è la sicurezza alimentare globale e, quindi, la garanzia delle esportazioni ucraine di derrate alimentari. La terza è che tutti i prigionieri di guerra devono essere rilasciati, mentre i deportati e gli sfollati devono poter ritornare nelle proprie case. Nessun accenno è poi presente in merito ad altre sette questioni che pure erano state indicate come importanti dal presidente Zelensky alla vigilia del vertice. Così come non c’è alcun accenno riguardo un’eventuale partecipazione russa ad un simile futuro evento.
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Come sempre in questi casi, ogni parola della Dichiarazione Finale è stata scelta con grande attenzione al fine di coinvolgere il maggior numero possibile di partecipanti. Tuttavia, il testo finale è stato firmato solo da 80 dei 92 paesi presenti. In particolare, potenze regionali quali l’Arabia Saudita, il Brasile, l’India, l’Indonesia, gli Emirati Arabi Uniti e il Sud Africa, tutte potenze più che necessarie per isolare la Russia, non hanno aderito alla Dichiarazione Finale dimostrando così che la crisi ucraina è anche il sintomo di un sistema internazionale che non si riconosce più facilmente in quell’internazionalismo liberale a guida occidentale emerso dalle ceneri della Guerra Fredda ormai ben più di trent’anni fa.