Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Macron prova la grande ammucchiata: insieme socialisti, comunisti ed ecologisti

Pietro De Leo
  • a
  • a
  • a

In un racconto politico composto da tanti micro-copioni da film, il Presidente francese Emmanuel Macron è stato l’antagonista di Giorgia Meloni al G7 di Fasano. Immagine alimentata anche da un certo fluire del virilismo social, che nelle clip video ha aumentato di intensità le differenze tra i due leader. Una contrapposizione esplosa dopo le elezioni europee. Giorgia Meloni è espressione del blocco conservatore, che ha potuto cantare vittoria, insieme ai Popolari (unica famiglia della maggioranza uscente a esser premiata), alle consultazioni. Macron, invece, è uno dei Grandi Sconfitti, insieme ai Socialisti. E per questo, subendo il boom di Rassemblement National in Patria, ha sciolto l’Assemblea Nazionale e fissato le elezioni legislative anticipate, al 30 giugno per il primo turno e al 7 luglio per il ballottaggio. Le elezioni europee, infatti, hanno segnato un ulteriore scossone, evidentemente valutato come insostenibile dal leader dell’Eliseo, su un contesto già gravato dall’assenza della maggioranza assoluta in Parlamento, che aveva spesso costretto la coalizione centrista del Presidente a lunghe trattative.

 

 

Ora, per Macron si delinea un quadro molto complesso, un passaggio strettissimo. A destra, infatti, si trovano i primi, difficoltosi tentativi di un accordo tra i moderati Republicains e il partito di Marine Le Pen, che ha creato un mezzo terremoto nei gollisti che si contendono la leadership a suon di carte bollate. A sinistra, invece, si è dato vita in appena due giorni a «Nuovo Fronte Popolare», ovvero un raggruppamento che mette insieme quattro partiti che appartengono all’area (il nome richiama, mitizzandolo, un fortunato progetto simile messo in piedi nel 1936). Il Partito Socialista, La France Insoumise guidata da Jean Luc Melenchon, il Partito Comunista e gli Ecologisti. Al di là dell’esito che avrà il progetto tra i gollisti e i lepenisti, la geografia per Macron non si va componendo nel migliore dei modi. Il sistema elettorale francese, infatti, prevede un maggioritario a doppio turno per scegliere i 577 deputati. E dunque, nonostante la chiamata macroniana alla logica «tutti fuorché Le Pen», la coalizione centrista rischia in molti casi di trovare insormontabile il passaggio al primo turno. Se la competitività elettorale di Rassemblement è ormai assodata, delle indubbie potenzialità potrà averle il Nuovo Fronte Popolare. Per quanto, le confluenze, non siano mai semplici.

 

 

Ieri, per esempio, sono emersi malcontenti nel partito di Melenchon sulla scelta di candidati. E poi ci sono nodi politici, ricacciati indietro sulla scia dell’urgenza di costruire un progetto, che però potrebbero riemergere in seguito, come sulla questione medio orientale, dove le posizioni dei socialisti appaiono molto difficilmente compatibili con quelle della sinistra più radicale (quest’ultima solcata, come accade un po’ in tutta Europa, da pulsioni antisemite). Su questi temi, almeno al momento, sembra essere stata raggiunta una sintesi. D’altronde, quale sia lo scopo (reale) del progetto lo ha spiegato il leader socialista Raphael Glucksmann: «L’unica cosa che conta è che il Rassemblement National non vinca queste elezioni e non governi questo Paese. L’unico modo per farlo è che ci sia un’unione di sinistra». Dunque, un agglomerato nato sull’onda dell’«anti».

 

 

Una drammatizzazione che ha chiamato al ritorno in campo anche il predecessore di Macron, Francois Hollande, che da Presidente uscì dall’Eliseo con una popolarità a livelli bassissimi e ora si candiderà alle legislative. «Dobbiamo tutti fare di tutto per garantire che l'estrema destra non salga al potere in Francia», ha detto annunciando la sua candidatura. La logica dell’Apocalisse da un lato agita le piazze (ieri nove persone arrestate a Parigi per disordini durante una manifestazione «contro l’estrema destra»). Dall'altro trova già sponda in illustri testimonial. È il caso, per esempio, del calciatore Marcus Thuram, attaccante dell’Inter, che ieri, dal ritiro della nazionale francese per gli Europei in Germania, ha affermato: «Bisogna battersi affinché il Rassemblement National non passi».

Dai blog