Ucraina, il summit della pace finisce senza unanimità. Assenze di peso nel comunicato conclusivo
I Paesi che hanno sottoscritto il comunicato finale del summit per la pace in Ucraina di Buergenstock, in Svizzera, si impegnano a lavorare in particolare su tre aspetti della guerra tra Ucraina e Russia in corso da oltre due anni: sicurezza nucleare, sicurezza alimentare e prigionieri, inclusi i bambini ucraini deportati. I partecipanti hanno avuto «uno scambio fruttuoso, esaustivo e costruttivo di diversi punti di vista sui percorsi verso un quadro per una pace globale, giusta e duratura, basata sul diritto internazionale, compresa la Carta delle Nazioni Unite». In particolare, «riaffermiamo il nostro impegno ad astenerci dalla minaccia o dall’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, i principi di sovranità, indipendenza e integrità territoriale di tutti gli Stati, compresa l’Ucraina, all’interno dei loro confini riconosciuti a livello internazionale, comprese le acque territoriali, e la risoluzione delle controversie con mezzi pacifici come principi del diritto internazionale». Inoltre, «abbiamo una visione comune sui seguenti aspetti cruciali: in primo luogo, qualsiasi utilizzo dell’energia nucleare e degli impianti nucleari deve essere sicuro, protetto, tutelato e rispettoso dell’ambiente. Le centrali e gli impianti nucleari ucraini, inclusa la centrale nucleare di Zaporizhzhia, devono funzionare in modo sicuro e protetto sotto il pieno controllo sovrano dell’Ucraina e in linea con i principi dell’Aiea e sotto la sua supervisione. Qualsiasi minaccia o uso di armi nucleari nel contesto della guerra in corso contro l’Ucraina è inammissibile».
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Il comunicato finale del summit sulla pace in Ucraina esce con l’approvazione della grande maggioranza dei Paesi che hanno partecipato ai lavori, ma con assenze di rilievo nel cosiddetto ’Sud globale’. Non firmano il comunicato finale una dozzina di Paesi, molti dei quali ’pesanti’: Armenia; Brasile (partecipava come osservatore; ha circa 215 mln di abitanti); Colombia; Città del Vaticano (osservatore); India, il Paese più popoloso del mondo; Indonesia (oltre 275 mln di abitanti), il più grande Paese musulmano del mondo; Libia; Messico (127 mln di abitanti); Arabia Saudita; Repubblica Sudafricana; Thailandia; Emirati Arabi Uniti.
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Lo firma, invece, la Turchia, il Paese che forse più di ogni altro ha svolto finora un ruolo di mediazione nel conflitto (con il comunicato di Istanbul della primavera del 2022, Russia e Cina andarono vicini ad un accordo, come ha documentato Foreign Affairs). La Cina, che è il secondo Paese più popoloso del pianeta dopo l’India, non ha partecipato alla conferenza. Oltre a un’ottantina di Paesi, tra cui tutti quelli dell’Ue (incluse Ungheria e Slovacchia), firmano il comunicato finale le tre istituzioni Ue (Consiglio Europeo, Commissione e Parlamento) e il Consiglio d’Europa, organizzazione non Ue con sede a Strasburgo.