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Gaza, “sacrifici necessari”. Sinwar gongola per le vittime civili della guerra

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«Sacrifici necessari». Così il leader di Hamas nella Striscia di Gaza, Yahya Sinwar, definisce le vittime civili della guerra in corso in una serie di messaggi inviati ai mediatori. E che dimostrano come, secondo Sinwar, prolungare i combattimenti e aumentare il numero dei palestinesi uccisi vada a vantaggio di Hamas e della sua sopravvivenza. A pubblicarlo è il Wall Street Journal, che tira fuori in esclusiva alcuni messaggi di Sinwar che dimostrerebbero la volontà di rinviare un accordo sugli ostaggi e sul cessate il fuoco. «Abbiamo gli israeliani esattamente dove li vogliamo», ha detto ai funzionari di Hamas impegnati in trattative con i mediatori di Egitto e Qatar. E poi: «Finché i combattenti saranno ancora in piedi e non avremo perso la guerra, i negoziati dovrebbero essere immediatamente interrotti. Abbiamo le capacità per continuare a combattere per mesi».

 

 

Decine sono i messaggi, visionati dal Wall Street Journal, che Sinwar ha trasmesso ai negoziatori per il cessate il fuoco e ai miliziani di Hamas fuori da Gaza. In tutti, scrive il giornale, «emerge un freddo disprezzo per la vita umana» oltre che la convinzione che «Israele abbia molto da perdere in guerra». In un messaggio inviato ai leader di Hamas a Doha, Sinwar ha anche fatto un parallelismo tra il conflitto in corso a Gaza e quello combattuto in Algeria per l’indipendenza dalla Francia, dove centinaia di migliaia di persone sono morte. «Questi sono sacrifici necessari», ha sostenuto. Lo stesso vale per i tre figli del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh uccisi in un attacco aereo israeliano.

 

 

In una lettera a lui inviata l’11 aprile, Sinwar ha scritto che la loro morte e quella di altri palestinesi avrebbe «infuso linfa vitale nelle vene di questa nazione, spingendola a risorgere». Dietro le resistenze del leader di Hamas nell’accettare un accordo con Israele per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi a Gaza c’è quindi un drammatico calcolo.

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