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Norvegia, Irlanda e Spagna riconoscono lo Stato Palestinese: l'Europa si spacca in due

Andrea Riccardi
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Dalle parole ai fatti. Dopo aver annunciato la volontà di procedere con il riconoscimento dello Stato palestinese, la Spagna, l’Irlanda e la Norvegia hanno fissato una data, quella del 28 maggio. I tre Paesi compieranno la prossima settimana il passo del riconoscimento che, hanno affermato i leader, aiuterà nel processo di pace per il raggiungimento della soluzione dei due Stati. Israele ha contestato la decisione e ha richiamato gli ambasciatori dai tre Paesi, non escludendo poi ulteriori misure. Il premier Benjamin Netanyahu ha affermato che i piani di Madrid, Dublino e Oslo per riconoscere lo Stato palestinese sono «una ricompensa per il terrorismo». Secondo il leader quello palestinese sarebbe uno «Stato terroristico» che cercherebbe di ripetere il massacro del 7 ottobre. L’annuncio è stato invece accolto con favore sia dall’Autorità nazionale palestinese che da Hamas.

Al passo avanti hanno risposto con cautela i big dell’Ue. Parigi ha affermato che il riconoscimento della Palestina «non è un tabù» ma che al momento non ci sono le condizioni affinché questa misura possa essere effettivamente utile. Per Berlino il riconoscimento deve avvenire solo successivamente al raggiungimento della soluzione dei due Stati, mentre il ministro degli Esteri Antonio Tajani si è detto favorevole alla nascita di uno Stato palestinese ma a fine guerra e con amministrazione dell’Onu, respingendo «passi che servono soltanto a creare tensione».

 

L’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell ha riferito di aver «preso atto» della decisione di Spagna e Irlanda e si è impegnato a lavorare per raggiungere una posizione comune nell’Ue. Al momento sono 7 gli Stati Ue che hanno già riconosciuto la Palestina, tra cui cinque dell’ex blocco sovietico, oltre a Cipro e Svezia. I prossimi potrebbero essere Malta e Slovenia che a fine marzo avevano firmato insieme a Spagna e Irlanda una dichiarazione in cui i quattro governi si dicevano pronti al riconoscimento dello Stato palestinese.

Gli Usa non hanno condiviso la posizione di Spagna, Irlanda e Norvegia. L’amministrazione di Joe Biden ha sottolineato che il presidente ritiene che uno Stato palestinese «debba essere realizzato attraverso negoziati diretti tra le parti e non attraverso un riconoscimento unilaterale».

In Israele intanto la diffusione di un video contenente le immagini del rapimento di cinque soldatesse israeliane dalla base di Nahal Oz ha acceso le polemiche contro l’operato di Netanyahu. «Il video è una testimonianza schiacciante del fallimento della nazione nel riportare a casa gli ostaggi, che sono stati abbandonati da 229 giorni», ha scritto in una nota il Forum dei familiari degli ostaggi, esortando il governo a non perdere tempo e a «tornare al tavolo dei negoziati». Netanyahu, contro cui il procuratore della Corte penale internazionale ha richiesto un mandato d’arresto per crimini di guerra, si è detto sconvolto dal video e ha ribadito la promessa di «eliminare Hamas».

 

Intanto il leader del gruppo fondamentalista palestinese, Ismail Haniyeh, ha incontrato ieri la guida Suprema iraniana, l’Ayatollah Ali Khamenei, in occasione dei funerali del presidente Ebrahim Raisi, morto domenica in un incidente in elicottero. Khamenei durante la riunione ha rinnovato la promessa della «cancellazione del regime sionista». «Verrà il giorno in cui la Palestina sarà dal mare al fiume», ha affermato, mostrando poi apprezzamento per il fatto che perfino nelle università statunitensi si cantino slogan a favore della Palestina e venga issata la bandiera palestinese.

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