Caso Salis, accolta la richiesta: per lei domiciliari a Budapest
La richiesta dei domiciliari per Ilaria Salis è stata accolta: la 39enne, in carcere a Budapest dal febbraio 2023, potrà lasciare la prigione e proseguire la detenzione in una abitazione della capitale ungherese. Il ricorso presentato dagli avvocati della 39enne contro la decisione del giudice ungherese che, nell’udienza dello scorso 28 marzo, aveva negato i domiciliari a Salis, sia in italia sia in Ungheria. In appello, invece, il ricorso è stato accolto. Salis lascerà il carcere nei prossimi giorni, dopo il pagamento della cauzione e avrà il braccialetto elettronico. La cauzione, come ha fatto sapere il padre Roberto Salis, è di «16 milioni di fiorini», pari a circa 40mila euro. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha evidenziato che «è merito di tutti» l’accoglimento dei domiciliari. «La decisione è del tribunale, ma mi pare che l’Italia abbia sempre lavorato sotto traccia», ottenendo «risultati». A lui e al Guardasigilli Carlo Nordio che ha espresso «soddisfazione», ha risposto Roberto Salis, parlando a Metropolis sui canali Gedi. «Noi non abbiamo visto nessuna attività concreta da parte del ministro degli Esteri o del ministro di Giustizia per Ilaria».
"A spasso col manganello". L'affondo di Italo Bocchino
La «battaglia di Ilaria non è certo finita», ha commentato a LaPresse l’avvocato Mauro Straini che, con Eugenio Losco, difende Salis. La 39enne, candidata alle prossime europee con Avs, rischia 16 anni di carcere con l’accusa di lesioni aggravate nei confronti di due neonazisti per gli scontri dell’11 febbraio 2023 in occasione del "Giorno dell’onore". L’accusa è di lesioni ’potenzialmente letalì, nonostante le ferite delle vittime siano state ritenute guaribili in 5 e 8 giorni. La seconda aggravante è di aver agito ’nell’ambito di un’associazione a delinquerè tedesca. Si tratta della "Hammerband" di Lipsia (’banda del martellò), organizzazione anarco-rivoluzionaria al centro di indagini della polizia teutonica avrebbe scelto Budapest per «attaccare e assaltare militanti fascisti o di ideologia nazista» l’11 febbraio, nel giorno si "celebra" la resistenza delle SS all’avanzata dell’Armata Rossa durante la Seconda guerra mondiale. «Soddisfazione» è stata espressa anche dal Guardasigilli Carlo Nordio. Per Elly Schlein, segretaria del Pd, i domiciliari sono «un primo passo importante, dopo una lunga detenzione in condizioni lesive della sua dignità». Il «caos mediatico è servito», per Ilaria Cucchi, parlamentare di Avs, ma «la mobilitazione non finisce oggi, andrà avanti, perché il nostro obiettivo è di riportarla in Italia».