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Hamas, le condizioni per il disarmo e la fine della guerra. E c’è un nuovo video di un ostaggio
Un alto funzionario politico di Hamas, Khalil al-Hayya, ha detto all’Associated Press che il gruppo militante islamico è disposto ad accettare una tregua di cinque anni o più con Israele e che deporrà le armi e si convertirà in un partito politico se verrà creato uno Stato palestinese indipendente con i confini pre-1967. I commenti di Khalil al-Hayya - vice del leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar - arrivano sullo sfondo dello stallo dei colloqui per il cessate il fuoco. L’ipotesi del disarmo di Hamas sembra essere una significativa concessione da parte del gruppo, ufficialmente impegnato nella distruzione di Israele. È, però, improbabile che Israele prenda in considerazione uno scenario del genere: ha promesso di schiacciare Hamas in seguito al letale attacco del 7 ottobre che ha scatenato la guerra e la sua attuale leadership è fermamente contraria alla creazione di uno Stato palestinese sulle terre conquistate da Israele nella guerra del 1967.
Al-Hayya, che ha rappresentato Hamas nei negoziati per il cessate il fuoco e lo scambio di ostaggi, ha usato un tono a volte provocatorio e altre volte conciliante. Parlando all’AP a Istanbul, ha detto che Hamas vuole unirsi all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, guidata dalla fazione rivale di Fatah, per formare un governo unificato per Gaza e la Cisgiordania. Ha detto che Hamas accetterebbe «uno Stato palestinese pienamente sovrano in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza e il ritorno dei profughi palestinesi in conformità con le risoluzioni internazionali», lungo i confini di Israele precedenti il 1967. Se ciò accadesse, ha evidenziato, l’ala militare del gruppo si scioglierebbe.
Nel frattempo i terroristi islamici hanno diffuso un video in cui mostrano l’ostaggio 23enne Hersh Goldberg-Polin in vita. Il giovane ha la doppia cittadinanza israelo-americana. Nel video di quasi tre minuti, Goldberg-Polin, a cui manca l’avambraccio sinistro dal gomito in giù, si identifica e chiede al governo israeliano di riportarlo a casa. Non è specificato quando è stato girato il filmato ma il giovane afferma di essere stato tenuto prigioniero per «quasi 200 giorni», suggerendo che è stato fatto di recente. Il 23enne è stato rapito il 7 ottobre da Hamas mentre si trovava al festival musicale vicino a Rèim. Ha perso l’avambraccio a causa delle granate lanciate dai miliziani dentro al rifugio dove aveva cercato riparo insieme ad altri giovani. Nei filmati diffusi dopo l’attacco si vedeva mentre lo portavano via, stringendo il moncherino.