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Israele-Iran, da dove sono partiti i droni: il particolare che tira in ballo l'Intelligence

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Israele ha colpito l’Iran nella regione centrale di Isfahar, dove ci sono diversi obiettivi militari fra i quali l’impianto di arricchimento dell’uranio. L’attacco con droni non è stato confermato ufficialmente da Tel Aviv, che preferisce mantenere un profilo basso per «ragioni strategiche», mentre l’Iran ha deciso di minimizzare per non dover mantenere la promessa di una «risposta dura» come quella che Teheran aveva preannunciato nei giorni scorsi.  Esplosioni sono state segnalate nella zona di alcuni siti militari, stamattina all’alba, ma per ora non si conosce la portata di quanto accaduto. Dall’attacco iraniano condotto la notte fra sabato e domenica scorsi, in risposta a quello israeliano sul consolato di Teheran a Damasco, la comunità internazionale sta cercando di contenere Israele perché la sua ritorsione fosse moderata e non tale da produrre un’esacerbazione del conflitto.

 

Quanto all’Iran, sta cercando di minimizzare la portata dell’attacco, la cui natura è comunque ancora incerta. Di certo ci sono le esplosioni riferite da testimoni vicino alla città di Isfahan e a diversi siti militari, fra i quali quelli balistici e militari. In occasione dell’attacco iraniano di 5 giorni fa, erano stati filmati lanci di missili verso Israele che partivano proprio da uno di questi siti. L’agenzia Fars vicina ai Guardiani della rivoluzione ha scritto stamattina di tre esplosioni presso la base dell’esercito a Isfahan, affermando che la difesa aerea era stata attivata e che un drone era stato avvistato anche a nord-ovest, a Tabriz, non lontano da una raffineria. Le agenzie di stampa iraniane hanno poi citato il capo dell’esercito a Isfahan, Siavosh Mihandoust, secondo il quale il rumore dell’esplosione sentito dai testimoni veniva dalla difesa aerea. «Non abbiamo subito nessun danno, non c’è stato nessun incidente», ha detto.

 

Fin dall’alba, la televisione ufficiale iraniana ha mandato i suoi inviati nel centro di Isfahan, per dimostrare che vi regna la calma e la vita quotidiana si svolge regolarmente. La minimizzazione è avvenuta anche ai massimi livelli, visto che il presidente Ebrahim Raisi non ha citato nella sua conferenza stampa della preghiera del venerdì l’attacco della mattina, dopo che ieri aveva minacciato «dure ritorsioni» in caso di un’iniziativa di Israele «anche minima». Secondo diverse fonti, i missili e droni lanciati avevano una portata limitata e quindi potevano essere stati tirati dallo stesso territorio iraniano; in passato è già accaduto che l’intelligence israeliana riuscisse a compiere attacchi di questo tipo. Secondo le primissime analisi, lo Stato ebraico ha scelto una iniziativa relativamente discreta per dare a Teheran la possibilità di non rispondere.

"Occhio per occhio, dente per dente. Israele si è vendicato dove è stato attaccato" ma non ammetterà ufficialmente la responsabilità dell'attacco in Iran per ragioni strategiche, ha scritto il Jerusalem Post, citando fonti israeliane di sicurezza e governative. Altre fonti hanno dichiarato sempre al quotidiano in lingua inglese  che "non è chiaro perché il Pentagono abbia rivelato ai media Usa che Israele era coinvolto". 

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