Israele pianifica una "rappresaglia limitata". L'Iran esalta l'attacco: "Gloria distrutta"
Alta tensione in Medio Oriente. Se gli equilibri tra Israele e Hamas erano già stati fatti saltare a partire dall'ormai lontano 7 ottobre, quelli tra Tel Aviv e Teheran iniziano a perdere la loro definizione ora che l'Iran ha lanciato un attacco su Gerusalemme. Possibile che manchi poco all'escalation? È questo l'interrogativo che più campeggia sulle pagine dei giornali. Israele non ha ancora riferito agli Stati Uniti come intenda rispondere all’attacco subito dall’Iran domenica scorsa, ma avrebbe segnalato la volontà di condurre un’azione circoscritta per evitare un ulteriore allargamento della crisi regionale. Lo hanno dichiarato all’emittente televisiva «Cbs News» due funzionari statunitensi anonimi, secondo cui Gerusalemme starebbe preparando «un’azione di portata limitata, come un attacco contro forze vicine a Tehran nella regione o un attacco informatico all’Iran». «Cbs News» cita in proposito anche Raz Zimmt, del think tank israeliano Institute for National Security Studies (Inss), secondo il quale Israele non lancerà un attacco su larga scala contro numerosi obiettivi in Iran, ma più probabilmente «uno o due (attacchi), forse contro obiettivi all’interno dell’Iran».
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L’ Iran, intanto, ha celebrato il «successo» del suo attacco missilistico e con droni contro Israele durante una parata militare a Teheran. L’operazione di sabato scorso, denominata Honest Promise, «ha distrutto la gloria del regime sionista», ha detto il presidente Ebrahim Raisi in una base militare alla periferia della capitale. «Questa operazione ha dimostrato che le nostre forze armate sono pronte», ha detto in un discorso rivolto all’esercito regolare e ai Guardiani della Rivoluzione. Alla parata sono state portate varie armi, tra cui droni e missili balistici a lungo raggio. Nel suo intervento Raisi ha criticato anche i Paesi che avevano «cercato di normalizzare i rapporti» con Israele. «Questi paesi sono ora umiliati di fronte al loro stesso popolo, il che costituisce un fallimento strategico per il regime» di Israele, ha aggiunto. Nel 2020, gli Emirati Arabi Uniti, il Bahrein e il Marocco hanno normalizzato le relazioni con Israele come parte degli Accordi di Abramo mediati dagli Stati Uniti e criticati con veemenza dai palestinesi.