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Medio Oriente, scontro Israele-Iran: tensione alle stelle
Israele sembra determinato a rispondere all’attacco con droni e missili lanciato dall’Iran come rappresaglia per il raid di Damasco del 1° aprile. La replica ci sarà, ha fatto sapere un funzionario di Tel Aviv, ma la sua portata deve essere ancora «determinata». «Il confronto fra Israele e Iran non è ancora finito», ha avvertito Yoav Gallant, ministro della Difesa dello Stato ebraico, che ha poi invitato i partner a «stabilire un’alleanza strategica» contro la «grave minaccia che proviene dall’Iran». Benny Gantz, membro del gabinetto di guerra, ha avvertito che Israele esigerà da Teheran «un prezzo nel modo e nel momento che ci conviene» ma ha anche esortato a non dimenticare gli obiettivi della guerra contro Hamas, «in primo luogo la restituzione degli ostaggi e l’eliminazione della minaccia contro gli abitanti del nord e del sud». Sarà proprio il gabinetto di guerra, convocato da Benjamin Netanyahu dopo l’attacco, a stabilire la misura della risposta israeliana. Tel Aviv deve tener conto anche delle posizioni americane, che puntano a non gettare ulteriore benzina sul fuoco anche alla luce dell’esiguità dei danni subiti e del sostanziale successo dei sistemi di difesa, sostenuti dall’intervento delle forze alleate, Washington e Londra su tutte. Secondo Axios Joe Biden avrebbe avvisato Netanyahu che gli Stati Uniti non sosterranno l’eventuale controffensiva contro la Repubblica islamica e sarebbe riuscito, stando al New York Times, a convincere il primo ministro israeliano a non rispondere subito. «Non cerchiamo un’escalation, una guerra più ampia nella regione», ha chiarito il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby.
Per Teheran la questione si è chiusa con la massiccia ondata di razzi e missili lanciata tra sabato e domenica ma di fronte a una controffensiva sarebbe pronta a colpire con una «risposta più forte», ha rimarcato il ministro iraniano degli Esteri, Hossein Amir-Abdollahian, parlando con l’omologo turco, Hakan Fidan. Gli ha fatto eco il comandante dei pasdaran Hossein Salami, minacciando una reazione «molto più dura» in caso di attacco subito. Quanto agli Stati Uniti, ha sottolineato Amir-Abdollahian, «erano stati avvertiti che la nostra operazione sarebbe stata limitata» e non avrebbe preso di mira «obiettivi civili» né «aree economiche o popolate». Raid scientifici che, ha fatto notare il capo di stato maggiore delle forze iraniane Mohammad Hossein Bagheri, avevano come obiettivo, tra gli altri, «la base aerea di Nevatim, dove gli aerei F-35 sono stati utilizzati per colpire il nostro consolato a Damasco». L’Iran sostiene, infatti, di aver agito per legittima difesa, esortando i partner di Israele a stare fuori dalla contesa. E di fronte al sostegno fornito da Gran Bretagna, Francia e Germania ne ha convocato gli ambasciatori al ministero degli Esteri. Teheran ha comunque incassato l’appoggio dei gruppi militanti a essa vicini: Hamas ha parlato di risposta «meritata», mentre gli Houthi l’hanno definito un attacco «legittimo».
Dalla risposta israeliana dipenderanno i futuri scenari in Medioriente e l’attenzione della comunità internazionale è massima. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha giudicato come «positivo» il fatto che «l’Iran abbia parlato di questione conclusa», augurandosi «prudenza» da parte di Tel Aviv. Londra, con il premier Rishi Sunak e il ministro David Cameron, ha ribadito la condanna nei confronti dell’Iran. La Russia ha espresso «massima preoccupazione per un’altra pericolosa escalation». Un aggravamento della crisi che «faremo di tutto per evitare», ha assicurato il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. La questione è stata affrontata in un vertice del G7 sotto la Presidenza italiana, che ha condannato l’attacco iraniano ma ha invitato a evitare ulteriori escalation, e se ne occuperà martedì anche la riunione straordinaria dei ministri degli Esteri europei, convocata dall’Alto commissario, Josep Borrell per contribuire a ridurre «la tensione» e portare «sicurezza nella regione». Un’area in cui la paura resta viva. Ibrahim Faltas, Vicario della Custodia di Terra Santa, ha raccontato a LaPresse la terribile esperienza vissuta durante l’attacco dell’Iran. «L’umanità degna di questo nome fermi la violenza, l’odio, la vendetta», è stato il suo appello.