medio oriente

L'Iran attaccherà Israele con i suoi "proxies": cosa sono. Soffiata dell'Intelligence Usa

Israele si sta preparando all'invasione di Rafah acquistando 40mila tende che dovrebbero servire per l'evacuazione dei civili. La notizia, filtrata da un funzionario israeliano, è giunta dopo che lunedì il ministero della Difesa aveva pubblicato un bando di gara per la fornitura di tende. "Completeremo l'eliminazione dei battaglioni di Hamas, anche a Rafah. Non c'è forza al mondo che ci fermerà", è la promessa ribadita da Benjamin Netanyahu all'indomani dell'annuncio che una data per l'invasione di Rafah è stata fissata.

 

  

A Rafah, città che si trova nel sud della Striscia di Gaza, vicino al confine con l'Egitto, si sono rifugiati oltre un milione di palestinesi, fuggiti dai combattimenti in altre parti dell'enclave. Israele afferma che si tratti dell'ultima roccaforte di Hamas e intende inviare truppe di terra nella città ma la comunità internazionale, Stati Uniti compresi, si oppone all'offensiva perché metterebbe in pericolo i civili. "Non abbiamo alcuna prova che sia stato commesso un genocidio", ha detto intanto il capo del Pentagono, Lloyd Austin, parlando al Congresso Usa mentre la sua audizione veniva più volte interrotta da manifestanti pro-palestinesi. E ha affermato che la pressione su Israele per aumentare il flusso di aiuti umanitari a Gaza sembra aver funzionato.

Le minacce di Israele su Rafah "sollevano domande sullo scopo di riprendere i negoziati", è la posizione espressa da Hamas per bocca del suo portavoce Sami Abu Zahry. Al Cairo, nel round di negoziati del fine settimana, è stata presentata una nuova proposta di accordo: "Non possiamo accettare una proposta del genere, che non parla di un cessate il fuoco totale e permanente" e "di un ritiro totale", ha fatto sapere Hamas, secondo cui la nuova proposta "ignora le richieste del nostro popolo e si concentra solo sul ritorno dei rapiti".

 

Sullo sfondo della guerra a Gaza, è scontro commerciale fra Israele e Turchia. Ankara, apertamente critica nei confronti di Israele per l'operazione militare nella Striscia, ha annunciato l'introduzione di restrizioni con effetto immediato sulle esportazioni verso Israele di 54 tipi di prodotti, come alluminio, acciaio, prodotti per l'edilizia, carburante per aerei e fertilizzanti chimici. E in risposta Israele ha annunciato che sta preparando un divieto sui prodotti provenienti dalla Turchia.

È alta intanto la tensione in attesa della risposta promessa dall'Iran a Israele per il raid dell'1 aprile sul consolato iraniano di Damasco, in Siria, in cui sono stati uccisi 7 membri dei Guardiani della rivoluzione. "L'unico modo di combattere contro i sionisti è una coalizione di eserciti islamici", è l'esortazione del comandante della Marina dei Guardiani della rivoluzione dell'Iran, Alireza Tangsiri. Secondo la Cnn, che cita fonti dell'intelligence Usa, la risposta dell'Iran non sarà diretta ma giungerà tramite 'proxies', vale a dire i vari gruppi militanti, per lo più sciiti, che compongono l’Asse della Resistenza,  forse con un attacco simultaneo con droni e missili, perché Teheran non vorrebbe dare agli Usa e ai loro alleati una scusa per attaccare direttamente l'Iran. Un inasprimento della proxy war, guerra per procura a Israele, attraverso Hezbollah o gli Houthi, dunque. Secondo Channel 12, l'Idf ritiene che l'eventuale risposta non arriverà prima della festa musulmana di Eid al-Fitr, che termina il 12 aprile, e prenderebbe di mira risorse militari o strategiche e non siti civili.