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Gaza, la decisione di Israele: "Truppe ritirate". Svolta o rischio escalation?

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Israele ha ritirato nella notte tutte le sue truppe dal sud della Striscia di Gaza, a eccezione di una brigata. Lo ha reso noto l’esercito israeliano, spiegando che sul posto è stata lasciata solo la Brigata Nahal delle Forze di difesa (Idf), con il compito di mettere in sicurezza il cosiddetto Corridoio Netzarim, che attraversa la Striscia dal confine nord, nei pressi del kibbutz Beeri (nel sud di Israele), fino alla costa dell’exclave palestinese. Come riporta il quotidiano «Times of Israel», il controllo del corridoio consente alle Idf di effettuare raid nel nord e nel centro della Striscia di Gaza, impedire ai palestinesi di tornare nell’area settentrionale del territorio e consentire alle organizzazioni umanitarie di fornire aiuti alla popolazione. La decisione inaspettata scaturisce da un'intenzione di tregua o è dettata dall'allarme lanciato dall'Iran? 

 

 

Intanto, a sei mesi esatti dal massacro messo in atto da Hamas, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres ha scritto su X: «Il 7 ottobre è un giorno di dolore per Israele e per il mondo. Niente può giustificare l’orrore scatenato da Hamas. Condanno ancora una volta l’uso della violenza sessuale, della tortura e del rapimento di civili e chiedo il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi». L’amministrazione del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, sta facendo pressioni su Israele affinchè consenta ad alcuni civili sfollati di Gaza di tornare nella parte settentrionale della Striscia, tra le preoccupazioni per l’imminente operazione militare israeliana nella città meridionale di Rafah. Lo riferisce oggi il quotidiano «Wall Street Journal», citando fonti dell’amministrazione Usa secondo cui, durante la recente telefonata di mezz’ora con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, Biden avrebbe espresso la richiesta di lavorare su questo tema e avrebbe invitato il leader israeliano ad accettare un cessate il fuoco immediato nell’enclave.

 

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