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Transnistria, drone kamikaze contro un elicottero. “Messinscena”, cosa non torna

Gabriele Imperiale
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Nel giorno della vittoria, Vladimir Putin ci riprova in Transnistria. Un drone kamikaze ha distrutto un elicottero su una pista di Tiraspol, capitale dell’autoproclamata repubblica fedele a Mosca. Un video è stato diffuso dalle autorità separatista e dai canali di propaganda del Cremlino e le autorità filorusse non hanno esitato a parlare di un attacco delle forze dell’Ucraina. Secondo Tiraspol, infatti, il velivolo a guida remota che si sarebbe schiantato sul mezzo militare sarebbe arrivato dalla vicina e confinante regione di Odessa. Il modus operandi sarebbe quello delle forze ucraine che sui campi di battaglia usano da mesi i droni kamikaze come arma di combattimento. 

 

 

Il misterioso attacco, ricostruito in dettaglio sulle pagine de La Repubblica, sarebbe avvenuto in una base militare alle porte di Tiraspol e non sarebbe altro che una false flag, una messinscena realizzata dai servizi segreti russi o dai loro alleati separatisti. Un’azione che avrebbe potuto provocare un’escalation nella regione, da mesi sul punto di scoppiare. Le autorità moldave e l’intelligence ucraina hanno sposato subito a pieno la tesi della false flag. A non convincere principalmente le condizioni dell’elicottero distrutto: troppo malandato, mancante anche di un vetro nella cabina di pilotaggio, troppo vecchio per essere considerato un obiettivo militare. Poi le precedenti azioni di disturbo da parte di Mosca nella regione. 

 

 

Nella primavera del ‘22 infatti altri due attentati contro altrettanti uffici istituzionali avevano lasciato più di un sospetto. Tesi che si fa ancora più forte dopo le tensioni delle ultime settimane. Mentre il parlamento separatista ha votato all’unanimità una mozione che chiedeva la protezione di Putin e delle forze dell’armata rossa, la Francia di Emmanuel Macron ha annunciato l’invio di un contingente militare proprio in Moldavia, paese che non fa parte dell’Unione Europea e della Nato. Mossa che innalza ulteriormente la tensione vista la contemporanea presenza in Transnistria di una task force russa di più di duemila soldati. E chissà che adesso Putin, dopo due anni di voluta inattività nell’area e visto il peso sempre minore che hanno i conflitti europei per la Casa Bianca e la campagna elettorale statunitense, scelga di trasformare la regione in un nuovo fronte del suo confronto con l’Occidente.

 

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