Yemen
Yemen, nave mercantile costretta a cambiare rotta "da un'entità": chi c'è dietro
Una nave mercantile è stata chiamata via radio «per circa 30 minuti da un’entità che si è dichiarata essere la Marina militare dello Yemen» e le è stato ordinato di «cambiare la rotta» mentre passava a circa 50 miglia nautiche (93 chilometri) a sud-ovest di Aden, nello Yemen. Lo ha riferito l’Agenzia britannica per le operazioni commerciali marittime (Ukmto) in una nota ufficiale. Dalla metà di novembre scorso, le milizie yemenite filo-iraniane Houthi, che definiscono il proprio braccio armato «Forze armate yemenite», hanno sferrato una serie di attacchi contro le navi commerciali e militari nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, dirette o collegate in qualche modo a Israele.
Gli Houthi sono un gruppo armato appartenente a una corrente dell’islam sciita, lo zaydismo, diffuso nello Yemen, e il loro nome deriva dal fondatore, Hussein al Houthi, ucciso nel 2004, il quale rivendicava una discendenza diretta dal lignaggio del profeta Maometto. Formalmente noto come Ansar Allah, il gruppo - etnicamente arabo - è stato formato alla fine degli anni ’90 e all’inizio degli anni 2000 per combattere quella che vedevano come corruzione dell’allora presidente, Ali Abdullah Saleh. L’ex rais yemenita, sostenuto dall’esercito dell’Arabia Saudita - patria dell’islam sunnita che ospita due dei principali luoghi sacri religiosi, La Mecca e Medina - aveva cercato di eliminare (senza riuscirci) nel 2003 i ribelli Houthi, che hanno poi attuato un colpo di Stato e ingaggiato una guerra civile a partire dal 2014 con il governo yemenita riconosciuto dall’Onu (nel frattempo trasferitosi ad Aden, nel sud). A seguito dell’occupazione del nord del Paese, compresa la capitale Sanàa, da parte degli Houthi, il governo di Aden ha chiesto l’intervento dei Paesi del Golfo, in particolare Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, che, nel marzo del 2015, hanno formato una coalizione militare per sostenere le forze governative nel conflitto.
Dopo sette anni di sanguinosa guerra civile, nel 2022 le Nazioni Unite hanno mediato un cessate il fuoco in vigore ancora oggi anche grazie alla distensione tra Iran e Arabia Saudita favorita dalla mediazione della Cina nel marzo 2023. Per loro stessa ammissione, gli Houthi hanno riferito di far parte del cosiddetto «Asse della resistenza islamica» e di ispirarsi a Hezbollah libanese, che, secondo gli analisti, fornisce loro competenze militari. Parallelamente, l’Arabia Saudita ha accusato l’Iran di aver fornito missili da crociera e droni utilizzati dagli Houthi per colpire siti petroliferi sauditi già dal 2019. La roccaforte degli Houthi è il governatorato montuoso di S’ada, al confine con l’Arabia Saudita. I ribelli yemeniti controllano la capitale settentrionale Sanàa e l’affaccio sul Mar Rosso di Hodeida, porta d’accesso da e per il transito attraverso il Canale di Suez. In seguito allo scoppio del conflitto tra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas il 7 ottobre 2023, gli Houthi hanno espresso solidarietà al movimento palestinese, attaccando le navi in transito nel Mar Rosso, da dove transita circa il 15 per cento del traffico mondiale. L’instabilità creata dagli Houthi ha portato i principali colossi delle compagnie di navigazione ad abbandonare la rotta e preferire il transito dal Capo di Buona Speranza, con conseguente aumento di tempi e costi.