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Super Tuesday Trumpolino: l'ex presidente stravince le primarie. Biden terrorizzato

Paola Tommasi
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Con Donald Trump alla Casa Bianca scenderanno i prezzi e le tasse. È questo il motivo per cui il voto dei 15 Stati del Super Tuesday di ieri per lui è andato liscio come l’olio e lo stesso accadrà il prossimo 5 novembre quando si voterà non più per le primarie del partito repubblicano ma per il Presidente degli Stati Uniti d’America. E questo è il colmo per Joe Biden: storicamente gli elettori, soprattutto in Usa, giudicano l’operato di un Presidente in carica sui dati economici e in base ad essi decidono se ridargli la fiducia per un secondo mandato o meno. Inflazione a parte, l’economia americana è tornata a crescere dopo gli anni bui del dopo Covid ma, nonostante ciò, Biden rischia la poltrona. Fino a qualche giorno fa, la ragione prevalente del vantaggio di Trump nei sondaggi era invece la fine delle guerre. Significa che la platea degli elettori del partito repubblicano si sta allargando, infatti diminuiscono gli indecisi, e si gonfia il bottino dell’ex Presidente che oggi è avanti da 3 a 11 punti nei sondaggi rispetto a Biden.

 

 

Se n’è accorto perfino il Washington Post che, proprio in occasione del voto delle primarie di ieri, ha pubblicato un identikit dell’elettore di Trump: il 36% ha più di 65 anni, il 51% è bianco e di religione cristiana evangelica, il 52% si definisce «molto conservatore», il 14% vive fuori dai grandi centri urbani e il 46% sono donne. Per quanto i media di sinistra lo abbiano fatto passare da sempre come un maschilista, Trump continua a catalizzare il consenso dell’universo femminile. Tante donne sono nel suo staff, a dimostrazione della fiducia che accorda loro, inclusa la nuora Lara, moglie del figlio, e punta tutto sulla transizione ecologica mentre le trivelle inquinano. Una contrapposizione talmente netta che non consente all’elettore di avere dubbi: o si sta da una parte o dall'altra, qualunque essa sia. È il bello del bipolarismo che da sempre caratterizza la politica americana.

 

 

Ma c’è una variabile che questa volta potrebbe far cambiare scenario: Nikki Haley, che anche nel super Tuesday di ieri ha provato a sfidare Trump per la leadership del partito repubblicano ma con scarsi risultati (nei 15 Stati in ballo ha vinto solo nel Vermont), potrebbe non ritirarsi dalla corsa, almeno per ora, ed alla fine candidarsi come indipendente a novembre. Sarebbe una sfida a tre e a quel punto gli equilibri potrebbero cambiare. Come ricompensa, se davvero questo facesse perdere le elezioni ai repubblicani, Haley riceverebbe un alto incarico nella eventuale seconda amministrazione Biden. Ma al momento è solo fantapolitica. Dalla sua Donald Trump un record ce l’ha già: è la terza volta consecutiva che il partito repubblicano lo candida alla Casa Bianca, proprio lui che in quel partito è arrivato solo otto anni fa. Joe Biden, la cui carriera politica prosegue ininterrotta dal 1973, ha dovuto aspettare quasi cinquant’anni per tentare la sua prima corsa da Presidente.

 

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