Mar Rosso, nave colpita dagli Houthi imbarca acqua e affonda: "Catastrofe ambientale"
È affondata la nave mercantile britannica Rubymar, colpita lo scorso 18 febbraio nel Mar Rosso dai missili delle milizie yemenite filo-iraniane degli Houthi mentre transitava nello stretto di Bad al Mandab. Lo riporta l’emittente emiratina "Sky News Arabia", sulla base di quanto reso noto dal governo yemenita con sede ad Aden, riconosciuto a livello internazionale. Secondo lo stesso esecutivo, l’affondamento provocherà "una catastrofe ambientale nelle acque territoriali dello Yemen e nel Mar Rosso". La Rubymar, battente bandiera del Belize, registrata in Regno Unito e gestita dal Libano, trasportava infatti oltre 41mila tonnellate di fertilizzanti, oltre a grandi quantità di oli e carburante. Dopo essere stata colpita su una fiancata, come ha riferito il Comando centrale degli Stati Uniti (Centcom) una settimana fa, la nave mercantile aveva iniziato a imbarcare lentamente acqua, generando una chiazza di petrolio in mare lunga decine di chilometri. Il suo equipaggio, a seguito dell’attacco, era stato evacuato a Gibuti.
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Quello della Rubymar è il primo affondamento causato dagli Houthi da quando hanno iniziato ad attaccare le navi commerciali in transito nel Mar Rosso. Dal novembre scorso, le milizie yemenite hanno sferrato oltre 45 attacchi contro navi commerciali e militari, provocando una riduzione del 42% del traffico commerciale in una via d’acqua fondamentale per gli scambi internazionali. Gli Houthi sono un gruppo armato appartenente a una variante dell’islam sciita, lo zaydismo, diffuso nello Yemen, e il loro nome deriva dal fondatore, Hussein al Houthi, ucciso nel 2004, il quale rivendicava una discendenza diretta dal lignaggio del profeta Maometto. Formalmente noto come Ansar Allah (I partigiani di Dio), il gruppo - etnicamente arabo - è stato formato tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000 per combattere la politica ritenuta corrotta dell’allora presidente, Ali Abdullah Saleh. L’ex rais Saleh, sostenuto dall’esercito dell’Arabia Saudita - patria dell’islam sunnita che ospita due dei principali luoghi sacri religiosi, La Mecca e Medina - aveva cercato di eliminare (senza riuscirci) nel 2003 i ribelli Houthi, che hanno poi attuato un colpo di Stato e ingaggiato una guerra civile a partire dal 2014 con il governo yemenita.
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Per loro stessa ammissione, gli Houthi fanno parte dell’asse della resistenza e si ispirano al gruppo Hezbollah libanese, che, secondo gli analisti, fornisce loro competenze militari. Parallelamente, l’Arabia Saudita ha accusato l’Iran di aver fornito missili da crociera e droni utilizzati dagli Houthi per colpire siti petroliferi sauditi già dal 2019. La roccaforte degli Houthi è il governatorato montuoso di S’ada, al confine con l’Arabia Saudita. I miliziani controllano la capitale settentrionale a Sanàa e l’affaccio sul Mar Rosso di Hodeida, porta d’accesso da e per il transito attraverso il Canale di Suez. In seguito allo scoppio del conflitto tra Israele e Hamas il 7 ottobre 2023, gli Houthi hanno espresso solidarietà al movimento palestinese, attaccando le navi in transito nel Mar Rosso, da dove passa circa il 15 per cento del traffico mondiale. L’instabilità creata dagli Houthi ha portato i principali colossi delle compagnie di navigazione ad abbandonare la rotta e preferire il transito dal Capo di Buona Speranza, con conseguente aumento di tempi e costi.