Navalny, spunta l'ultima lettera dal carcere: Cechov e "sguardo assente"
Il tribunale della città di Salechard, in Russia, ha ricevuto una denuncia da parte di Lyudmila Navalnaya, la madre di Alexei Navalny, nei confronti del Comitato investigativo della Federazione Russa per la mancata riconsegna del corpo di suo figlio, morto in un carcere di massima sicurezza venerdì scorso. Lo riferisce la Tass con riferimento al servizio stampa del tribunale. Intanto continua a rimanere un mistero il motivo per cui il più grande oppositore di Vladimir Putin abbia cessato di vivere. Ma spuntano prove degli ultimi momenti di vita. “Ciao Sergey! Ho scritto a Varya di Sorokin, a te scriverò di Cechov”. È la prima riga dell’ultima lettera che il dissidente ha scritto dal carcere siberiano. Un invito alla lettura della letteratura russa. Almeno stando a quanto riportato dal New York Times, per quanto possibile, Navalny scriveva agli amici e con loro parlava anche di libri.
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“Alla fine, quando sono partito dalla colonia, ho lasciato lì quasi tutti i miei libri… Quando sono arrivato qui e mi hanno messo in quarantena, ho detto: ‘portatemi qualcosa dalla libreria’. La loro scelta non poteva essere più azzeccata: 'Resurrezione' di Tolstoj, 'Delitto e castigo' … e racconti e opere teatrali di Cechov”, afferma il dissidente nella missiva. “Bene, penso, c’è una logica: mi avevi scritto delle sue commedie, ed eccole qui!”, continua. La lettera è indirizzata a Sergey Parkhomenko, uno dei ragazzi della rivoluzione bianca di piazza Bolotnaya e convinto pacifista. “E sai, Sergey… Ho continuato a leggere e ho pensato di condividere con te e di scriverti. Fin dai tempi della scuola noi abbiamo avuto l’impressione che le storie di Cechov siano cose piccole e semplici…”, scrive Navalny a proposito di Anton Cechov. "Dopo aver finito 'Nel burrone', ho fissato il muro con sguardo assente per cinque minuti… Avevi ragione tu, bisogna leggere i classici. Non li conosciamo!”.