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Navalny, "è quello che avrebbe fatto Alexei": la decisione della moglie

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«Non possiamo credere a Putin e al suo governo, perché mentono continuamente. Ma se questa notizia è vera, Putin e tutto il suo staff, tutti i suoi uomini, pagheranno per quello che hanno fatto. Saranno portati davanti alla giustizia e questo avverrà presto». Lo ha detto Yulia Navalnaya, moglie dell’oppositore del Cremlino, Alexei Navalny, la cui morte in prigione in Russia è stata annunciata oggi da Mosca. «Tutte le persone del mondo devono combattere contro questo male, questo orribile regime in Russia e Putin deve essere ritenuto personalmente responsabile per tutte le atrocità commesse nel nostro Paese negli ultimi anni», ha detto ancora Navalnaya, sottolineando di aver deciso di restare a Monaco di Baviera e parlare, prima di tornare dai sui figli, «perché è quello che avrebbe fatto Alexei».

 

 

Il Ministero degli Affari Esteri russo ha invitato gli Stati Uniti, «alla luce della morte di Alexei Navalny», a «mostrare moderazione e ad attendere i risultati della perizia medica» sul cadavere del dissidente. «Ci chiediamo perché per la Casa Bianca e per il Dipartimento di Stato la morte di un cittadino russo in una colonia penale russa si sia rivelata molto più importante e sembri più terribile della morte di un cittadino americano, il giornalista Gonzalo Lira, torturato in una prigione ucraina… Invece di accuse generalizzate, si sarebbe dovuta mostrare moderazione e attendere i risultati ufficiali dell’esame medico legale», ha affermato il dipartimento in una nota sul suo canale Telegram. Il riferimento è a Gonzalo Ángel Quintilio Lira López, giornalista dalla doppia cittadinanza, statunitense e cilena, residente in Ucraina, morto il 12 gennaio scorso mentre era detenuto dalle autorità ucraine, ancora senza processo, con l’accusa di aver compiuto non meglio precisate «attività filo-russe».

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