Mar Rosso
Mar Rosso, gli Usa mostrano i muscoli. Abbattuti droni Houthi: "Libertà"
«Il 2 febbraio, intorno alle 10,30, la USS Carney ha abbattuto un drone sul Golfo di Aden. Non sono stati segnalati feriti o danni». Lo scrive su X il Comando centrale degli Stati Uniti (Centcom), aggiungendo che sempre ieri «intorno alle 16,40 le forze del Comando Centrale degli Stati Uniti hanno condotto attacchi contro quattro Uav Houthi pronti al lancio». «Le forze statunitensi - continua l’aggiornamento militare - hanno identificato gli UAV nelle aree dello Yemen controllate dagli Houthi e hanno concluso che rappresentavano una minaccia imminente per le navi mercantili e le navi della marina americana nella regione. Le forze statunitensi successivamente hanno colpito e distrutto gli Uav per legittima difesa». «Alle 21,20, la USS Laboon e gli F/A-18 del Dwight D. Eisenhower Carrier Strike Group - prosegue il comunicato - hanno abbattuto sette Uav sul Mar Rosso. Non sono stati segnalati feriti o danni. Queste azioni proteggeranno la libertà di navigazione e renderanno le acque internazionali più sicure per le navi della marina americana e le navi mercantili».
La situazione in Medio Oriente, anche dopo gli attacchi degli Usa contro più obiettivi in Iraq e Siria in risposta al colpo subito in una base in Giordania, che ha provocato tre vittime americane, appare ancora «contenuta». Anche se il rischio di un’ escalation, dal 7 ottobre in poi, è sempre «dietro l’angolo», sia le parole del presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden sia le reazioni dell’Iran, Paese cui «bisogna sempre guardare» per capire cosa succede in quell’area, vanno in senso contrario. A spiegarlo è Pietro Benassi, già Rappresentante permanente dell’Italia presso l’Ue e ambasciatore in Tunisia e Germania, oggi docente all’Università Cattolica di Milano. «A mio avviso - dice all’Adnkronos - resta una situazione contenuta. Mi sembra che vadano in questo senso le dichiarazioni degli iraniani, che sono il Paese cui bisogna guardare con attenzione in quell’area, sia per quanto riguarda l’Iraq, sia per quanto riguarda la Siria, sia per quanto riguarda lo Yemen. Siamo certamente nel campo delle ipotesi, però noto che un’ escalation nell’area, lasciando perdere Gaza che è l’epicentro, drammaticissimo, più che da chi risponde, dipende dal livello dell’attacco».