Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Medio Oriente, la minaccia degli Usa: "Come risponderemo all'Iran"

  • a
  • a
  • a

L’uccisione di tre militari americani nell’attacco di domenica alla base Usa in Giordania da parte di gruppi filoiraniani, mette Joe Biden, che ha di nuovo promesso una risposta, in una pericolosa posizione politica, dovendo trovare un equilibrio tra il rischio, contro il quale gli Usa sono impegnati dal 7 ottobre scorso, di un ulteriore allargamento del conflitto Israele-Hamas. E quello di mostrare la «debolezza» nei confronti di Iran, di cui l’accusano repubblicani e, soprattutto, Donald Trump in vista del loro nuovo, sempre più probabile, duello elettorale a novembre. «Non vogliamo un’altra guerra, non vogliamo l’escalation ma faremo assolutamente quello che è necessario per proteggerci, continuare la missione e rispondere in modo appropriato a questi attacchi», così, riferendosi anche ai 160 attacchi contro strutture Usa in Siria registrati dallo scorso ottobre, il portavoce del consiglio di Sicurezza della Casa Bianca, John Kirby, ha sintetizzato la difficile posizione in cui si trova Biden. E lo stesso presidente nelle ultime ore ha ribadito che gli Stati Uniti non hanno bisogno di questo allargamento. Con l’uccisione dei tre militari «è stata sicuramente superata la linea rossa delineata dal presidente», sottolinea alla Cnn il generale a riposo Mark Hertling, spiegando che ci si attende quindi una risposta più robusta da parte di Washington che potrebbe non limitarsi a un solo Paese o a un solo attacco. Anche se, riferisce ancora l’emittente Usa, alcune fonti ritengono che sia improbabile che Biden ordini di attaccare all’interno del territorio iraniano.

 

 

 

L’amministrazione Biden potrebbe decidere di nuovo attaccare i gruppi militari in Iraq e Siria, o in entrambi i Paese, prendendo le milizie regionali. Con fonti che spiegano alla Cnn che Washington è molto attenta a non indicare con precisione da dove e quale milizia abbia lanciato il drone di domenica per mantenere l’effetto sorpresa della risposta, limitandosi a dire che si tratta di un gruppo che ha il sostegno dei filoiraniani Katàib Hezbollah. «Non escludiamo nulla dal tavolo», affermano dal Pentagono. Un’azione del genere, però, forse non sarebbe sufficiente per i repubblicani del Congresso che chiedono, a gran voce, che venga colpito per rappresaglia direttamente l’Iran e non i gruppi filoiraniani. E ricordano, in opposizione alla debolezza del presidente democratico, come Trump ordinò il raid a Baghdad con cui fu assassinato il generale iraniano Qasem Soleimani, comandante della Forza Quds. «Posso dirvi che all’Iran non importa se facciamo un occhio nero ai gruppi filoiraniani, ma importa se facciamo un occhio nero a loro», ha dichiarato Don Bacon, membro repubblicano della commissione Difesa della Camera, generale a riposo che ha servito in Iraq, che ha liquidato come «stupidaggini, le parole di Kirby e altri riguardo a non volere l’escalation, ci preoccupano sempre dell’escalation, che è già avvenuta».

Dai blog