Israele-Hamas, "accordo vicino": spiraglio di luce per il rilascio degli ostaggi
I negoziatori guidati dagli americani si stanno avvicinando a un accordo in base al quale Israele sospenderebbe la guerra a Gaza per circa due mesi in cambio del rilascio di oltre 100 ostaggi ancora detenuti da Hamas. A scriverlo è il New York Times, riferendo che l'accordo potrebbe essere siglato nelle prossime due settimane. I negoziatori hanno scritto in accordo una bozza che tiene conto delle proposte avanzate de entrambe le parti negli ultimi 10 giorni. Intanto, migliaia di persone hanno manifestato a Tel Aviv contro il governo per denunciare il fallimento dell'esecutivo dopo i fatti del 7 ottobre e chiedendo le dimissioni del primo ministro Benyamin Netanyahu. Circa 200 persone si sono scontrate con le forze di polizia: gli agenti hanno allontanato con la forza i manifestanti.
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Oltre agli Stati Uniti, anche Canada, Australia, Regno Unito e Finlandia hanno annunciato che fermeranno i finanziamenti destinati all'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), dopo le accuse secondo cui dodici suoi dipendenti potrebbero essere stati coinvolti nell'attacco di Hamas del 7 ottobre. L'Unrwa ha già allontanato i soggetti sospettati, rescindendo il loro contratto, e ha avviato un'indagine interna. Ma ciò non è bastato a rassicurare i finanziatori esteri che si sono detti "profondamente turbati", come nel caso del Canada, o "preoccupati", come ha fatto sapere il ministero degli Esteri australiano. "Il Regno Unito è sconvolto", ha comunicato Londra in una nota, mentre Helsinki ha sottolineato la necessità di "un'indagine indipendente e approfondita". L'emittente olandese Nos ha riferito che anche i Paesi Bassi bloccheranno i fondi all'agenzia mentre l'Italia, tramite il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha reso noto di aver sospeso i finanziamenti all'Unrwa mesi fa, poco dopo l'attacco del 7 ottobre, assicurando però di non essersi per questo sottratta "dall'assistenza umanitaria alla popolazione palestinese, tutelando la sicurezza di Israele".
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Proprio da Israele, il ministro degli Esteri Katz, ha promesso di "promuovere una politica che garantisca che l'Unrwa non operi nel dopoguerra" nella Striscia di Gaza, e ha esortato altri Paesi a bloccare i fondi destinati all'agenzia. "Lavoreremo per raccogliere un sostegno globale per fermare le sue attività a Gaza", ha aggiunto Katz, chiedendo all'Onu di "intraprendere azioni personali contro la leadership" dell'agenzia. "Non cedete a minacce e ricatti di Israele", è l'appello rivolto invece da Hamas all'Onu prima di scagliarsi contro la stessa Unrwa, colpevole di aver allontanato i dipendenti sulla base di "accuse sioniste".