Mar Rosso, incubo guerra globale. Si muovono Putin ed Erdogan: "Atti illegittimi"
L'incubo dell'escalation nel Medio Oriente attraversa il Mar Rosso. È tensione altissima tra le cancellerie internazionali dopo l’attacco sferrato nella notte da Usa e Gran Bretagna agli Houthi yemeniti. Dopo l’immediata reazione dell’Iran già nelle prime ore della mattinata, anche Russia e Turchia condannano con parole durissime l’operazione anglo-americana. Il Cremlino, per bocca del portavoce Dmitry Peskov definisce «illegittimi» gli attacchi, e una dichiarazione della portavoce di Sergei Lavrov, ministro degli Esteri di Mosca, «condanna fermamente queste azioni irresponsabili» e aggiunge che «un’escalation militare nella regione del Mar Rosso potrebbe provocare una destabilizzazione della situazione in tutto il Medio Oriente». Ancora più dure le parole del presidente turco, Receep Erdogan, secondo cui Usa e Gran Bretagna «hanno intenzione di far diventare il Mar Rosso un mare di sangue». Il presidente turco parla di «azione sproporzionata», «dinanzi alla quale anche l’Iran si vorrà difendere. Gli Houthi comunque continueranno a rispondere con tutte le forze che hanno e abbiamo le nostre fonti che ci dicono che hanno risposto e risponderanno agli attacchi», continua.
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Un portavoce degli Houthi conferma le parole di Erdogan e minaccia: «non è possibile per noi non rispondere a queste operazioni». Gli Houthi fanno sapere che gli attacchi hanno provocato «la morte di cinque combattenti Ansar Allah e il ferimento di altri sei» e ribadiscono che continueranno a «prendere di mira le navi israeliane». Washington e Londra difendono l’operazione. Gli attacchi, dice il presidente Usa Joe Biden, sono un «chiaro messaggio che gli Stati Uniti e i suoi partner non tollereranno attacchi al loro personale nè permetteranno ad attori ostili di mettere in pericolo la libertà di navigazione in una delle rotte commerciali più critiche del mondo». Anche il primo ministro britannico Rishi Sunak, oggi in visita a Kiev, tiene il punto e aggiunge che il Regno Unito deve inviare un «segnale forte» e che gli attacchi dei ribelli Houthi nel Mar Rosso sono sbagliati e non possono essere effettuati «impunemente». Obiettivo del Regno Unito è quello di «allentare l’escalation» e «ripristinare la stabilità» nella regione.
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Sulla questione si muove anche l’Unione europea: i Paesi dell’Ue discuteranno la prossima settimana - martedì - l’invio di una forza navale europea per supportare la protezione delle navi nel Mar Rosso dagli attacchi dei ribelli Houthi dello Yemen. Il progetto è allo studio a Bruxelles da diverse settimane e se ne era parlato molto prima che le forze americane e britanniche colpissero lo Yemen, spiegano fonti diplomatiche. La proposta elaborata dal Servizio di azione esterna dell’Unione europea - sotto la guida dell’Alto rappresentante Josep Borrell - prevede l’invio di almeno tre cacciatorpedinieri o fregate antiaeree per almeno un anno. L’Ue cercherà di integrare la coalizione guidata dagli Stati Uniti, che comprende molti paesi dell’Ue e già opera sulla vitale rotta marittima. I ministri degli Esteri dell’Ue potrebbero raggiungere un accordo sulla creazione di una nuova missione nel prossimo incontro a Bruxelles, che è in agenda per il 22 gennaio. La Spagna al momento ha fatto sapere che non parteciperà alla missione, mentre la Germania ha già dato il suo vi libera. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ribadisce l’impegno dell’Italia a «garantire la libertà di navigazione nel Mar Rosso: partecipiamo alla missione europea Atlanta e chiederemo anche che questa missione possa avere competenze più larghe oppure dar vita addirittura ad una nuova missione europea per garantire la libera circolazione delle merci», aggiunge Tajani. «Se mi chiedete perché l’Italia non ha partecipato all’attacco di questa notte - ha proseguito il capo della Farnesina - noi siamo stati informati dagli Stati Uniti con parecchie ore di anticipo, ma non possiamo» intervenire, «perché la Costituzione non lo permette, non permette di agire in azione di guerra senza un dibattito e un voto del Parlamento. Giusto difendere la libertà di navigazione - conclude - però non possiamo partecipare a improvvise azioni di guerra anche se si tratta di azioni di protezione del traffico marittimo internazionale senza un’autorizzazione del Parlamento. Da qui la nostra non presenza, però ci battiamo sempre politicamente per la libera circolazione marittima».