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Lady Diana, spunta la lettera segreta del 1993 che imbarazza la Corona

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Alessandra Zavatta
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C'è una lettera di Lady Diana che imbarazza la Famiglia reale d'Inghilterra. È quella scritta nel maggio del 1993 in cui ritiene l'Irlanda del Nord parte della Repubblica d'Irlanda. L'allora principessa del Galles, che morirà in un incidente stradale a Parigi 5 anni dopo, si espresse in quel modo poco prima di una storica visita della presidente irlandese Mary Robinson a Buckingham Palace. La prima volta che un Capo di Stato dell'Eire mise piede nel Regno Unito. All'epoca i Troubles, la guerra civile tra cattolici pro-Dublino e protestanti-unionisti, mieteva ancora vittime nell'Ulster sotto il dominio britannico. Era ancora vivo il ricordo di Bloody Sunday, la domenica di sangue del 30 gennaio 1972 quando i paracadutisti inglesi spararono sulla folla a una marcia di protesta a Londonderry uccidendo 14 persone. L'uscita di Lady D fu clamorosa, tanto da spingere l'ambasciatore irlandese a Londra, John Small, a rispondere con una nota: "La principessa britannica Diana ha mostrato evidente ignoranza o disprezzo per le sottigliezze costituzionali in relazione all'Irlanda del Nord". L'ambasciatore fu costretto a includere una cartella con materiale informativo per la presidente dell'Eire in cui affermava che la principessa reale aveva visitato Belfast a titolo privato per assistere a gare equestri. In modo da non creare malintesi in vista dell'imminente incontro con la regina Elisabetta II.

 

 

 

 

Nel carteggio, ora consultabile presso l'Archivio Nazionale nel fascicolo 2023/146/40, è inserita la missiva del 21 maggio 1993 in cui Small sottolinea: "Ogni volta che incontriamo il principe Carlo, dice invariabilmente che gli piacerebbe visitare l'Irlanda. È, ovviamente, una visita regolare in Irlanda del Nord. Anche Lady Diana è stata lì. All’inizio dell’anno scorso mi disse, con evidente ignoranza per le sottigliezze costituzionali: Ieri ero nel tuo Paese!'”. Questo "disguido" obbligò l'ambasciatore a includere una nota per la presidente in cui dettagliava la situazione politica nel Regno Unito, con elementi sulla diaspora irlandese in Inghilterra in vista di quella che sarebbe diventata una visita strategica per l'approfondimento delle relazioni anglo-irlandesi. E che, forse, contribuì al disgelo tra Dublino e Londra e portò, nel 1998, all'accordo del Venerdì Santo. Spingendo l'Ira, l'esercito clandestino repubblicano, a deporre le armi. La visita della signora Robinson a Londra era prevista per il 26 maggio, quando avrebbe conseguito il titolo di dottore in diritto civile presso l'Università di Oxford, divenendo così membro onorario dell'Hertford College di Oxford. Con l'occasione avrebbe consegnato gli Irish Post Awards per celebrare gli irlandesi in Gran Bretagna. Quindi la "visita di cortesia” alla regina Elisabetta II in risposta all'invito della monarca. Tra gli argomenti segnalati per una possibile discussione tra la presidente e la regina c'era proprio l'Irlanda del Nord, i bombardamenti nell'Ulster, le questioni transfrontaliere e le relazioni generali tra Irlanda e Regno Unito. In questo contesto qualsiasi parola sbagliata oppure semplicemente "di troppo" avrebbe potuto mettere a rischio il lavoro diplomatico che puntava a un riavvicinamento tra Dublino e Londra, rapporto reso tesissimo dall'irrisolta questione nordirlandese. Le parole della principessa del Galles caddero come una bomba e rischiarono di far saltare l'incontro tra i due Capi di Stato se l'ambasciatore irlandese non avesse minimizzato, ricucito, attenuato la portata delle affermazioni di Lady D attribuendole, appunto, l'ignoranza per le sottigliezze costituzionali". Diana Spencer in quel momento era la moglie del futuro re d'Inghilterra Carlo e qualsiasi sua osservazione aveva, e gli veniva dato, un peso rilevante.

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