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Medio Oriente, l'ultimatum di Hamas: "Se Israele vuole ostaggi fermi la guerra"

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Nessuna trattativa sui prigionieri o «accordi di scambio» senza «la completa cessazione dell’aggressione». Hamas ribadisce ancora una volta la sua posizione e allontana la possibilità di una tregua con Israele. L’organizzazione che governa la Striscia di Gaza ha inoltre pubblicato un video in cui mostra tre ostaggi, Elia Toledano, Ron Sherman e Nik Beizer, i cui corpi sono stati recuperati la scorsa settimana dall’esercito israeliano. Il filmato accusa in prima persona il primo ministro Benjamin Netanyahu della loro morte, sostenendo che sono stati uccisi dagli attacchi dell’Idf. Il portavoce dell’ala militare di Hamas, Abu Obeida, ha dichiarato che «se il nemico vuole i suoi prigionieri vivi» non ha altra scelta rispetto a «fermare l’aggressione». Altrettanto dure le dichiarazioni di Netanyahu: «La scelta che offro ad Hamas è molto semplice: arrendersi o morire», «non hanno e non avranno altra scelta». Il primo ministro israeliano ha poi ribadito che né Hamas, né Fatah, il partito del presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas, governeranno la Striscia di Gaza. Secondo i media arabi però un trattativa al Cairo fra le due parti in causa sarebbe ancora in atto. La proposta - hanno riferito fonti egiziane - prevede un rapporto di uno a dieci, ovvero un ostaggio israeliano ogni dieci prigionieri palestinesi. Tel Aviv, tuttavia, prima di accettare vorrebbe sapere in anticipo quali detenuti palestinesi sono compresi nell’elenco di Hamas. L’Egitto, dal canto suo, avrebbe chiesto ad Hamas informazioni sulle condizioni dei 40 ostaggi che Israele vorrebbe fossero liberati per primi. Una lista che comprende donne, anziani e malati. Resta alta anche l’attesa su quanto potrebbe accadere al Consiglio di sicurezza dell’Onu, dove è in corso un fitto lavoro di mediazione diplomatica in merito alla nuova risoluzione su Gaza.

 

 

 

La votazione è stata rinviata più volte negli ultimi giorni. L’obiettivo è quello di evitare il veto da parte degli Stati Uniti. Sul campo, invece, l’esercito israeliano ha aumentato l’offensiva nel centro di Gaza City, dove ha comunicato di avere il «pieno controllo» del quartiere di Shejaiya, dopo feroci combattimenti con i miliziani palestinesi. Decine di tunnel, trovati sotto case, scuole e cliniche sanitarie, sono stati distrutti, insieme a depositi di armi, hanno affermato i militari israeliani. I bulldozer delle forze israeliane - secondo quanto ha riportato Al Jazeera - avrebbero distrutto il cimitero di Sheikh Shaban, nella parte orientale di Gaza. «I morti sono stati riesumati e schiacciati sotto i bulldozer», ha raccontato il corrispondente della tv araba, affermando che «parti dei cadaveri compresi quelli di bambini» sarebbero «chiaramente visibili». La situazione umanitaria è drammatica. Un rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite ha rilevato che più di mezzo milione di persone a Gaza stanno «morendo di fame» a causa dell’insufficiente quantità di cibo entrata nella Striscia dallo scoppio della guerra, ormai più di 2 mesi fa. Arif Husain, capo economista del World Food Program, ha parlato di rischio di una «vera e propria carestia entro i prossimi sei mesi». Resta alta anche la tensione al confine nord di Israele, dove Hezbollah ha continuato a lanciare razzi verso lo Stato ebraico. Benny Gantz, membro del gabinetto israeliano di guerra, ha avvertito Beirut: «Il Libano deve e sarà ritenuto responsabile del terrorismo proveniente dal suo territorio».

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