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Israele-Hamas, “tregua prolungata”. La svolta della guerra è in arrivo?

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Israele sta valutando un cessate il fuoco prolungato, «forse della durata di due settimane», per consentire ad Hamas di radunare gli ostaggi e trasferirli in un luogo sicuro prima di consegnarli. Secondo il Washington Post Tel Aviv potrebbe anche impegnarsi a ritirare le sue truppe dopo questo cessate il fuoco e condurre operazioni più mirate, soprattutto nel Nord della Striscia di Gaza. 

 

 

Secondo il quotidiano statunitense, l’amministrazione Biden vuole che Israele passi presto a una fase di battaglia meno intensa, «idealmente» entro i prossimi 11 giorni, «per evitare altre vittime civili». C’è già anche un dettagliato documento, lungo una ventina di pagine e redatto dal Dipartimento di Stato, che delinea le opzioni e le fasi del dopo-guerra, una fase che dovrebbe essere più gestita dai palestinesi: «I funzionari statunitensi e israeliani si aspettano che i palestinesi assumano nuovi ruoli di governo e di sicurezza, con il sostegno dei governi arabi moderati che odiano Hamas quasi quanto Israele, anche se non lo dicono ad alta voce». 

 

 

Uccidere Yahya Sinwar e Mohammed Deif, i due capi di Hamas a Gaza, rimane «uno dei principali obiettivi della guerra di Israele. Ma questo compito è complicato dalla probabilità che i due leader si siano circondati di alcuni degli ostaggi israeliani rimasti. Il che ripropone lo stesso dilemma, polverizzare Hamas e salvare le vite degli ostaggi, che ha complicato la pianificazione militare israeliana» finora. Il documento comunque stabilisce che la sicurezza a Gaza nel dopo-guerra potrebbe essere gestita da «palestinesi che non sono affiliati ad Hamas e sono disposti a cooperare con le truppe israeliane che ancora circondano il confine. Idealmente, questa forza di polizia dovrebbe essere rafforzata da truppe straniere, operanti sotto un mandato delle Nazioni Unite». Il momento cruciale del conflitto in Medio Oriente sembra essere dunque arrivato e tutti si auspicano una svolta positiva.

 

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