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Israele, l'apertura verso una nuova tregua per liberare altri ostaggi

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Israele è pronto ad una nuova pausa nei combattimenti in cambio di rilascio di più ostaggi. Ad annunciarlo è stato il presidente israeliano Isaac Herzog parlando ad un gruppo di ambasciatori di 80 Paesi, secondo quanto riporta Times of Israel. «Posso ribadire il fatto che Israele è pronto ad un’altra pausa umanitaria e ad altri aiuti umanitari per permettere il rilascio degli ostaggi», ha detto il presidente israeliano agli ambasciatori, sottolineando che «la responsabilità è solo nelle mani di Sinwar e la leadership di Hamas». Herzog ha anche messo l’enfasi sugli sforzi umanitari di Israele, esortando le organizzazioni internazionali a fare di più per la consegna degli aiuti a Gaza. «La quantità di aiuti umanitari può essere triplicata istantaneamente», le sue parole, sostenendo anche che gli israeliani hanno ispezionato centinaia di camion al giorno al valico di Nitzana, ma l’Onu e gli altri gruppi non hanno mantenuto il ritmo degli invii, portando all’ingresso solo di 100-125 camion al giorno.: «Si può facilmente triplicare la quantità di camion se ci fosse uno sforzo da parte dell’Onu e dei suoi partner, il mondo deve sapere che avremmo potuto avere decine di migliaia di tonnellate di aiuti in più a Gaza».

 

 

L’Onu ha contestato queste affermazioni, dicendo che i bombardamenti israeliani hanno reso molto difficile la consegna sicura degli aiuti. Anche gli Stati Uniti hanno spiegato che il rallentamento dell’ingresso degli aiuti era dovuto al rifiuto di Israele di riaprire il valico di Kerem Shalom. Cosa che gli americani hanno convinto gli israeliani a fare, in modo che domenica sono entrati, per la prima volta dall’inizio della tregua, 200 camion di aiuti a Gaza. Il comunicato della presidenza israeliana, che ha riferito dell’incontro tra Herzog e gli ambasciatori, conclude affermando che il «presidente ha sottolineato che Israele non è in guerra con il popolo palestinese, ma sta combattendo i suoi nemici, l’organizzazione terroristica Hamas».

 

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