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Israele, gli Usa dicono basta all'invio di armi per la violenza dei coloni

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Gli Stati Uniti stanno bloccando la spedizione di fucili a Israele a causa delle violenze dei coloni in Cisgiordania. A rivelarlo è il Wall Street Journal, che ha specificato che la Casa Bianca sta trattenendo una spedizione di oltre 27.000 fucili di fabbricazione americana destinati alla polizia israeliana per paura che possano essere trasferiti a coloni estremisti in Cisgiordania. L’amministrazione Biden deve ancora approvare il trasferimento dei fucili M4 e M16 mentre i legislatori statunitensi fanno pressione su Israele per avere garanzie che non finiranno nelle mani degli estremisti, quanto filtra dai funzionari statunitensi. Ma non è l’unico fronte di crisi tra Washington e Tel Aviv.

 

 

Benjamin Netanyahu è infatti determinato a portare avanti la sua guerra contro Hamas “fino alla fine” e per questo Israele ha aumentato i raid aerei nella Striscia di Gaza, nonostante i segnali di insofferenza dell’alleato americano che ha inviato a Gerusalemme il suo consigliere per la sicurezza nazionale. “Qualsiasi accordo a Gaza o sulla causa palestinese senza Hamas o i movimenti di resistenza è un’illusione”, ha dichiarato in un discorso televisivo Ismail Haniyeh, capo di Hamas dal Qatar, dicendosi pronto a discutere “un percorso politico che garantisca il diritto dei palestinesi a uno stato indipendente con Gerusalemme come capitale”. Al contrario, il primo ministro israeliano ha promesso di continuare la lotta contro Hamas. Senza mettere in discussione il loro sostegno all’operazione israeliana, gli Stati Uniti cominciano a essere esasperati dal bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza, con il presidente Joe Biden che fa riferimento a “bombardamenti indiscriminati” e a una possibile “erosione” del sostegno occidentale a Israele. 

 

 

Senza fermare gli attacchi a Gaza, Israele deve trovare un modo per ridurne l’intensità, ha suggerito Jack Sullivan, consigliere per la sicurezza della Casa Bianca, atteso oggi e domani a Gerusalemme per colloqui con il primo ministro Netanyahu. Nel frattempo i parenti degli ostaggi americani hanno incontrato per la prima volta Biden mercoledì alla Casa Bianca, mentre le famiglie dei prigionieri si sono accampate davanti al Parlamento per chiederne la liberazione con cartelli: “Il tempo stringe, dobbiamo agire”.

 

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