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Medio Oriente, riprendono i combattimenti. Hamas: oltre 170 morti a Gaza

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Sono bastati pochi minuti dalla scadenza della tregua perché gli attacchi aerei israeliani tornassero a colpire la Striscia di Gaza. Il ministero della Sanità, che risponde ad Hamas, ha già riferito di almeno 178 morti. Anche i miliziani palestinesi hanno ripreso a lanciare razzi verso Israele, dove le sirene di allarme aereo hanno suonato nel nord del Paese e a Tel Aviv. Lo scambio di missili è ripartito anche tra Israele e il Libano, da dove Hezbollah afferma di aver attaccato una postazione militare, mentre i soldati di Tel Aviv hanno annunciato di aver colpito «una cellula terroristica che operava sul territorio». Ad avere la peggio, secondo i media libanesi, sarebbero stati però una donna e suo figlio, colpiti e uccisi nella città di Houla. Intanto sui circa 2 milioni di palestinesi a Gaza, per la maggior parte stipati nel sud dell’enclave, dove Israele ha esortato la popolazione a evacuare all’inizio della guerra, sono piovuti altri volantini che invitavano i civili a spostarsi ancora più a sud della città di Khan Younis, meta della prima ondata di sfollati e ora definita «zona pericolosa», per dirigersi verso Rafah e il confine con l’Egitto, che rimane però chiuso. L’Onu ha definito la ripresa delle ostilità come catastrofica, sottolineando che la situazione a Gaza «è oltre il punto di crisi», poiché altri palestinesi rischiano di essere uccisi o «sfollati con la forza in zone di Gaza già gravemente sovraffollate e insalubri».

 

 

 

Il Qatar ha fatto sapere che i negoziatori stanno ancora cercando di raggiungere un accordo sul ripristino del cessate il fuoco ma che «i continui bombardamenti sulla Striscia nelle prime ore successive alla fine della tregua complicano gli sforzi di mediazione e aggravano la catastrofe umanitaria». «Abbiamo seriamente voluto e siamo tuttora interessati a una tregua, nonostante la rinnovata aggressione israeliana», ha fatto sapere Osama Hamadan, rappresentante di Hamas in Libano, incolpando Israele di aver «rifiutato di accettare l’offerta emersa negli ultimi colloqui». Del tutto opposta l’opinione del segretario di Stato americano Antony Blinken che ha affermato: «La tregua è terminata a causa di Hamas che ha violato l’accordo. Infatti ha commesso un atroce attacco terroristico a Gerusalemme, uccidendo tre persone e ferendone altre, tra cui degli americani. Ha iniziato a lanciare razzi prima che la pausa finisse e ha rinnegato gli impegni presi in termini di rilascio di alcuni ostaggi». Fonti vicine ai negoziati hanno rivelato alla Cnn che la tregua potrebbe essere rinnovata se Hamas fornisse un elenco «adeguato» degli ostaggi da rilasciare. Il New York Times intanto ha rivelato che funzionari di Tel Aviv erano entrati in possesso del piano di Hamas per l’attacco del 7 ottobre più di un anno prima, ma che non lo avevano preso sul serio, considerandolo troppo ambizioso e difficile da realizzare. Il documento di circa 40 pagine, che le autorità israeliane avevano chiamato col nome in codice ’Muro di Gericò, delineava, punto per punto, l’operazione, per cui non era fissata una data. Il piano era progettato per sopraffare le fortificazioni attorno alla Striscia di Gaza, prendere il controllo delle città israeliane e assaltare le principali basi militari. Hamas ha poi seguito questa strategia, scrive il Nyt, «con precisione scioccante». Il documento includeva anche dettagli sulla posizione e le dimensioni delle forze militari israeliane, sulle vie di comunicazione e altre informazioni sensibili che sollevano interrogativi su come Hamas possa aver raccolto queste informazioni e che fanno presumere che ci siano state fughe di notizie all’interno dell’establishment della sicurezza israeliana.

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