Israele, la prigionia straziante degli ostaggi: senza cibo e al buio, i racconti terrificanti
Sono arrivati i primi racconti degli israeliani liberati da Hamas. Le testimonianze, hanno permesso di comprendere le condizioni in cui erano tenuti gli ostaggi. Una delle prime donne rilasciate dai terroristi racconta che, riferisce il Corriere della Sera, alcuni rapiti erano rinchiusi nei tunnel sotterranei, al buio. Altri ostaggi sono stati tenuti in case private ma sempre in stanze prive di luce, dove non filtravano i raggi solari. Alcuni gruppi di prigionieri avevano dei materassi su cui dormire mentre altri potevano utilizzare vecchie sedie di plastica. Tra le cose più complicate, come spiega una liberata, c’era il dover andare in bagno. I prigionieri dovevano bussare a una porta e aspettare la risposta dei carcerieri, i tempi di attesa potevano essere di oltre un’ora.
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I pasti concessi dai carcerieri prevedevano pita (un pane arabo), formaggio e riso una volta o due al giorno. Con il passare del tempo, agli ostaggi venivano concesse sempre meno razioni causando un peggioramento delle condizioni di salute nei soggetti più fragili. Ad Elma Avraham, 84 anni venivano negate le medicine, appena liberata, è stata portata d’urgenza in ospedale, “le sue condizioni sono molto gravi” spiega una sopravvissuta. Un prigioniero russo, Roni Krivoi, dopo aver tentato la fuga, è stato liberato da Hamas per fare un favore a Vladimir Putin schieratosi pro-Palestina.
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Infine, per quanto riguarda le zone di detenzione dei prigionieri, ci sono due ipotesi: la prima è nella parte meridionale della Striscia tra Khan Younis e il confine con l’Egitto, la seconda nell’area di Gaza City. Dopo i vari attacchi, i civili catturati sono stati portati in tunnel sotterranei, rifugi e gallerie, mentre i terroristi difendevano il territorio facendosi scudo con la popolazione e con le varie strutture difensive. E intanto la tregua tra Israele e Hamas va avanti e per ora sembra reggere nonostante la grande tensione.
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