medio oriente

Israele, "possibile trattativa su rilascio ostaggi" ma Hamas frena

Israele potrebbe intavolare una trattativa con Hamas per il rilascio degli ostaggi rapiti nell'attacco dello scorso 7 ottobre. Un accordo particolarmente delicato e che, apparentemente, sarebbe già stato bloccato da Hamas dopo l''apertura' da parte del premier israeliano, Benjamin Netanyahu. La prima indiscrezione sul possibile accordo è arrivata dagli Usa. Un funzionario dell'amministrazione Biden ha parlato di una trattativa che prevede il rilascio di circa 80 donne e bambini in cambio di donne e minori palestinesi detenuti da Israele. Il Consigliere per la sicurezza nazionale americano Jake Sullivan ha poi affermato che "ci sono trattative attive in corso tra Israele e il Qatar, che sta comunicando con Hamas" e che "gli Stati Uniti sono coinvolti in quelle discussioni". Lo stesso premier israeliano Netanayahu ha ammesso che "potrebbe esserci" un potenziale accordo per il rilascio dei circa 239 ostaggi in mano ad Hamas. "Penso che meno dirò, più aumenterò le possibilità che l'accordo si materializzi", ha dichiarato Netanyahu. Una possibilità che sembra però destinata ad essere piuttosto remota, almeno per ora. Hamas, infatti, ha reso noto di voler sospendere i negoziati sulla liberazione degli ostaggi nelle sue mani a causa dei raid israeliani sull'ospedale al-Shifa di Gaza City.

 

  

Quella degli ospedali di Gaza, del resto, è la situazione che sta sollevando maggiore preoccupazione presso la comunità internazionale e che ha portato le autorità palestinesi a parlare di "catastrofe in atto". In particolare, nei pressi dell'al-Shifa, il centro ospedaliero più grande di Gaza, sono in corso intensi combattimenti che, secondo le autorità palestinesi, hanno portato la struttura alla "non operatività" con conseguenti ripercussioni sui pazienti. Almeno dodici le vittime nell'ospedale, tra cui due neonati, a causa della mancanza di energia. Netanyahu ha dichiarato di aver offerto il carburante per la struttura, ma Hamas ha rifiutato. Il direttore dell'ospedale, Abu Salmiya, ha dichiarato che il personale medico e i pazienti sono pronti per un'immediata evacuazione dall'ospedale "se Israele lo consentirà". Allo stesso tempo, il primo ministro ha affermato che Israele sta facendo di tutto per consentire l'evacuazione dei civili e dei pazienti degli ospedali, aprendo corridoi umanitari anche dai principali ospedali. Ancora una volta però, secondo Netanyahu, è Hamas a "mettere in pericolo" la popolazione di Gaza.

 

 

Il premier israeliano si è rivolto anche al Segretario generale delle Nazioni Unite", Antonio Guterres, affinché chieda ad Hamas di rispettare il diritto internazionale, e non dare la colpa dei morti civili esclusivamente ad Israele. A sua volta Guterres ha affermato di aver parlato con le atuorità iraniane per esortarle a convincere Hamas a rilasciare gli ostaggi "immediatamente e senza condizioni" e ha aggiunto che le "cose orribili" commesse da Hamas "non si possono usare come motivo per punire collettivamente il popolo palestinese".

Intanto prosegue il fuoco incrociato al confine con il Libano. Le forze di difesa israeliane hanno riferito di un attacco che ha ferito sei civili. Hezbollah ha rivendicato la responsabilità dell'attacco missilistico. L'esercito israeliano ha poi riferito di un altro attacco a colpi di mortaio sempre proveniente dal Libano, nel quale sono rimasti feriti sette soldati. Le forze israeliane hanno affermato di aver risposto a questi attacchi, e di aver colpito diversi siti di Hezbollah e di aver eliminato altre due cellule terroristiche. Dopo tre giorni di blocco, è stato infine riaperto il valico di Rafah, che ha permesso a diversi stranieri (circa 80) e ai feriti palestinesi, di lasciare Gaza per dirigersi in Egitto.