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Indi Gregory, il giudice inglese non la salva: oggi sarà staccata la spina

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Antonio Sbraga
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L’Alta Corte di Londra ha detto stop: oggi, dopo le ore 15, potrebbe essere staccata la spina alle macchine che tengono in vita Indi Gregory. Però un estremo ricorso è stato annunciato dalla famiglia della bimba di 8 mesi, che è affetta da una malattia mitocondriale ed è ricoverata al Queen’s Medical Centre di Nottingham. È quindi escluso, almeno per ora, il trasferimento della piccola all’ospedale romano Bambino Gesù, che si offre da giorni, ormai, di curare la bambina. Ma la famiglia annuncia l’ennesima, estrema battaglia legale perché «il giudice ha stabilito che il supporto vitale di Indi Gregory deve essere rimosso presso il Queen’s Medical Center di Nottingham o in un hospice e non a casa, contrariamente alla volontà dei suoi genitori». Secondo l’Alta Corte, infatti, l’estubazione e le cure palliative al domicilio della famiglia sarebbero «praticamente impossibili e contrarie al migliore interesse di Indi».

 

 

E «sospendere il trattamento a casa di Indi sarebbe troppo pericoloso. Considero essenziale che Indi continui a ricevere cure cliniche della massima qualità, effettuate in un ambiente sicuro e sostenibile. Queste non sono disponibili in casa», ha concluso il giudice. Però l’associazione Christian Legal Centre tiene a ricordare come la sentenza sia stata pronunciata «nonostante il governo italiano abbia concesso la cittadinanza a Indi e abbia emesso misure di emergenza che ne autorizzano il trasferimento all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma per cure specialistiche». Su questo versante continua a battere anche il pool legale della famiglia Gregory. Secondo l’avvocato ed ex senatore, Simone Pillon, «ci sono ancora alcune strade da percorrere perché si sta configurando un vero e proprio conflitto di giurisdizione tra le due autorità giudiziarie: quella di residenza e quella collegata alla bimba per via della cittadinanza italiana. Noi- spiega Pillon- stiamo lavorando sia perché nel frattempo si giunga a un contatto tra i due ospedali, perché si comincino le procedure di trasferimento in modo bonario, e sia per risolvere la questione senza arrivare al conflitto di giurisdizione».

 

 

Anche perché, su richiesta dei legali della famiglia Gregory, «il console italiano a Manchester, nella sua funzione di giudice tutelare, ha emesso un provvedimento di urgenza, dichiarando la competenza del giudice italiano e autorizzando l'adozione del piano terapeutico proposto dall’ospedale Bambin Gesù e il trasferimento della minore a Roma. Ha anche nominato un curatore speciale per gestire le procedure. Il decreto è stato comunicato dal curatore al direttore generale dell'ospedale britannico al fine di favorire la auspicabile collaborazione tra le autorità sanitarie dei due Paesi ed evitare un conflitto di giurisdizione». La Pro Vita & Famiglia onlus chiede di «intensificare ogni sforzo per portare la nostra concittadina Indi Gregory in Italia, a casa sua- dice il portavoce, Jacopo Coghe- Ci lascia sgomenti il cinismo e la disumanità dei giudici inglesi che rifiutano le possibilità di cura offerte a Indi dal Bambin Gesù, eccellenza pediatrica a livello mondiale. Di fronte a due pareri scientifici diversi sul miglior interesse della bimba, la magistratura inglese sta preferendo con ostinazione ideologica quello che ne procura la morte per asfissia rispetto a possibili percorsi palliativi alternativi».

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