Hamas, spuntano i rapporti economici. L'ex 007: da chi dipende l'apparato finanziario
Questa mattina le forze di difesa israeliane hanno riferito di aver catturato una roccaforte di Hamas, nota come avamposto 17, a Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza e hanno fatto sapere che i militari hanno combattuto contro i militanti di Hamas e della Jihad islamica presenti nella roccaforte sia "in superficie sia in un percorso sotterraneo nell'area". L'obiettivo di Tel Aviv è di colpire nel profondo le cellule terroristiche di Hamas. Per avere la meglio sull'organizzazione politica e paramilitare islamista, però, Israele dovrebbe tenere in considerazione soprattutto l'apparato finanziario dei rivali. Almeno questo è quanto consiglia Ubi Shaya, ex uomo dello Shin Bet e del Mossad, che oggi collabora con il governo israeliano per smantellare l’impero di Hamas e degli Hezbollah.
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In un'intervista concessa al Corriere della Sera, l'ex agente segreto israeliano ha rivelato i rapporti economici del gruppo terroristico. "Quando dico qual è il loro budget annuale tutti sgranano gli occhi. Si parla solo dei 360 milioni di dollari che sono arrivati ai terroristi dal Qatar ma, in tutto, a Gaza in un anno arrivano circa 2,6 miliardi, eppure alla popolazione non arriva quasi nulla. C’è grande disoccupazione, il salario medio di un palestinese nella Striscia è di 300 dollari al mese", ha affermato. Da dove provengono tutti questi soldi? "Molti arrivano dal Libano e il denaro passa anche per la Malesia. Ma il vero centro finanziario dei terroristi è Istanbul, è da lì che vengono gestiti gli affari con grande scioltezza grazie ai buoni rapporti con il governo e con le aziende turche. È questo sistema che va colpito", ha confessato l'ex 007.