Usa, ora i democratici fanno il processo a Biden. La spinta per farsi da parte
“Solo Joe Biden può prendere questa decisione: se continua a correre, sarà lui il candidato del partito democratico. Quello che deve decidere è se questo è saggio, se questo è nel miglior interesse suo e del suo partito”. È una voce autorevole, almeno un tempo, all’interno del partito democratico, David Axelrod, ex stratega di Barack Obama, a rompere, con un post, quello che finora era una sorta di tabù sulle crescenti difficoltà del presidente democratico nei sondaggi per la rielezione. “Il tempo corre e questo credo che sia l’ultimo momento per lui per fare questo controllo e credo che sia giusto che lo faccia”, ha spiegato, dopo il post, alla Cnn Axelrod, ribadendo che di fronte ai sondaggi in picchiata, Biden si dovrebbe chiedere se ricandidarsi “sia la cosa giusta da fare”. Insomma, ha infranto quello che l’establishment democratico considera ormai da mesi un tabù, dovuto al fatto che non ci sono dei candidati alternativi credibili delle primarie democratiche. E al fatto che Kamala Harris, che come vice presidente dovrebbe diventare la naturale candidata in caso di rinuncia di Biden, ha un tasso di popolarità ancora più basso di quello già ai minimi storici del suo boss, ed in questi anni non è riuscita a costruirsi un ruolo determinato e positivo all’interno della Casa Bianca.
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Tanto che sono circolate ipotesi, più o meno complottiste, di una Michelle Obama, l’amatissima ex first lady che continua ad escludere ogni interesse per la politica, ’paracaduta’ all’ultimo momento nella corsa, come ha detto a settembre Ted Cruz. Ed ora con la guerra a Gaza, l’attivismo di Antony Blinken, impegnato in una seconda missione di shuttle diplomacy per disinnescare il rischio dell’allargamento del conflitto, sta spingendo qualche commentatore ad ipotizzare la quanto mai improbabile corsa in extremis del 61enne segretario di Stato, che sta dimostrando grandi capacità diplomatiche e mediatiche. “È molto tardi per cambiare cavallo, molto potrà succedere il prossimo anno e la squadra di Biden dice che lui è molto determinato a correre”, sembra rispondere a queste ipotesi poco praticabili Axelrod, in una serie di post pubblicati su X ad un anno esatto dalle presidenziali del prossimo 5 novembre. Post con cui però lo stratega dem lancia un chiaro allarme per l’ultimo sondaggio New York Times che dà Biden indietro rispetto a Donald Trump in cinque dei sei stati chiave per le elezioni Usa del 2024, Arizona, Georgia, Michigan, Nevada e Pennsylvania.
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Numeri che dovrebbero “instillare dubbi” all’interno del partito democratico, non panico, ma legittima preoccupazione, continua ricordando che anche Obama all’inizio della campagna per la rielezione nel 2011 aveva sondaggi negativi, ma con una differenza netta riguardante l’età. “Tra le tante cose imprevedibili una cosa è certa: l’età solo indica in una direzione”, aggiunge affermando che la preoccupazione principale è l’età avanzata di Biden che concluderebbe un eventuale secondo mandato a 86 anni. Axelrod, infine, mette in guardia anche dall’argomento che Biden possa essere l’unico capace di fermare, visto che l’ha fatto già una volta, un candidato “pericoloso” come Donald Trump, “un demagogo senza freni, che dovrebbe essere squalificato per il suo sfacciato disprezzo per le regole, le leggi e le istituzioni”. “Ma il rischio di un calcolo sbagliato è troppo drammatico per essere ignorato”, conclude.
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