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Medio Oriente, “imbarazzo e minacce vuote”. Cosa c'è davvero dietro le mosse dell'Iran

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L’Iran è davvero pronta ad allargare la guerra in Medio Oriente? «Minacce vuote, tutta retorica per uscire dall’imbarazzo con Hamas, che continua ad aspettarsi qualcosa di più oltre al sostegno logistico», è questa la risposta con cui fonti informate a Teheran analizzano con l’Adnkronos le ultime uscite dei leader iraniani, ultimo il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian, che in un’intervista ieri al Tg1 è tornato ad avvertire del rischio di un’escalation del conflitto e ha chiamato in causa anche l’Italia, che dovrebbe «preoccuparsi per i suoi soldati in Libano». «Teheran non ha alcuna intenzione di allargare la guerra, ma usa la retorica contro gli Stati Uniti e l’Occidente per convincerli a fare pressione su Israele perché sospenda la campagna contro Hamas», spiegano le fonti.

 

 

La ’linea rossa’ per gli iraniani è che il gruppo di resistenza islamico palestinese non venga decapitato, ma più Israele va avanti con la sua operazione nella Striscia di Gaza «più per il regime di Teheran è imbarazzante» non andare oltre il sostegno logistico assicurato finora. «Ad un certo punto, ad Hamas potrebbe non bastare più», è il ragionamento delle fonti. Che parlano anche del ’dopo Gaza’, dove, per l’Iran, non esiste l’ipotesi di un governo dell’Anp nella Striscia: «Dopo Hamas c’è solo Hamas, l’Autorità nazionale palestinese è solo un gruppo di corrotti».

 

 

In un’analisi per la Cnn Peter Bergen, esperto di sicurezza e terrorismo, cita Henry Kissinger, secondo cui «i leader iraniani dovrebbero decidere se l’Iran è una nazione o una causa». Sembra che a Teheran abbiano deciso che «è tutte e due» e per questo esporta la sua ideologia sciita militante ai Paesi della regione, arma le milizie Houthi in Yemen, sostiene quelle in Iraq e Siria, finanzia Hezbollah in Libano e Hamas a Gaza, sottolinea l’esperto. Tutti strumenti con cui mantiene alta la tensione su Israele e gli Stati Uniti, ma non fino al punto di non ritorno. L’Iran - alle prese da oltre un anno con il movimento di protesta contro l’obbligo del velo e una situazione economica sempre più difficile a causa delle sanzioni - attraverso i suoi ’proxies’ vuole mantenere alta la pressione su Israele e sulle forze americane con una serie di attacchi, ma difficilmente «istigherà» una guerra su larga scala, sostiene Bergen.

 

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