Medio Oriente, il dissidente Ponomarev accusa Putin: incita all'antisemitismo
Accuse «infondate e illogiche», è Mosca che «alimenta l’antisemitismo, non io né Kiev». Ilha Ponomarev, ex deputato russo che fu l’unico a votare contro l’annessione della Crimea alla Federazione, in esilio da anni in Ucraina dove ha ottenuto la cittadinanza, reagisce così alle accuse mosse dalla portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, secondo cui lui e il "regime" di Kiev avrebbero avuto «un ruolo chiave» nella "caccia all’ebreo" in Daghestan. «Sono iniziati i pogrom e la responsabilità è solo delle autorità russe - denuncia in un’intervista all’Adnkronos il leader politico della legione "Libertà alla Russia" che riunisce i "partigiani" impegnati in una serie di azioni con l’obiettivo di "liberare" Mosca - Ma noi non c’entriamo niente, sono loro che alimentano l’antisemitismo». Ponomarev assicura poi di aver «sospeso ogni contatto» con il canale Telegram «Utro Daghestan», che ha incitato alla rivolta di domenica nell’aeroporto di Makhachkala. «Ho lavorato con loro l’anno scorso, dopo l’inizio della guerra in Ucraina - ammette - ma poi ho sospeso ogni cooperazione».
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L’aumento degli attacchi contro gli ebrei, insiste Ponomarev, «è lo sviluppo logico del modo in cui le autorità russe giocano con il nazionalismo più estremo, senza contare che l’antisemitismo è profondamente radicato nel Kgb, da cui proviene Vladimir Putin». Il presidente russo, sostiene, «ha indossato per convenienza la maschera di chi lotta contro l’antisemitismo ma i circoli più vicini a lui continuano ad alimentarlo». L’oppositore, infine, accusa Mosca anche di essere dietro agli attacchi di Hamas del 7 ottobre contro Israele: «Putin - denuncia - usa i suoi contatti con gli iraniani», sponsor del gruppo palestinese come degli Hezbollah in Libano, «per influenzarli». «Così ha distolto l’attenzione del mondo dalla guerra in Ucraina», chiosa Ponomarev, che cita tra le "prove" del coinvolgimento russo la visita a Mosca di una delegazione di Hamas nei giorni scorsi.