medio oriente

Assalto ai magazzini di cibo, a Gaza scontri fra soldati di Israele e miliziani

L’assalto di migliaia di persone ai magazzini di Gaza in cui sono conservati gli aiuti umanitari, per prendere farina, cibo e prodotti igienici, è il sintomo della crescente disperazione della popolazione della Striscia stremata da tre settimane di guerra fra Israele e Hamas. A riferire dell’irruzione è stata l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), il cui direttore a Gaza, Thomas White, ha spiegato che si tratta di «un segnale preoccupante» che dimostra come l’ordine pubblico stia iniziando a crollare«. Nella stessa giornata - mentre da parte di Israele proseguono raid aerei e operazioni sul campo, con scontri fra soldati e miliziani di Hamas registrati nel nord della Striscia - la Mezzaluna rossa palestinese ha riferito che l’ospedale Al-Quds di Gaza City ha ricevuto dall’esercito israeliano l’ordine di evacuazione ed è stato poi danneggiato dagli attacchi che hanno colpito la zona. Un video che la Mezzaluna Rossa ha postato su X mostra l’ospedale dopo gli attacchi: si vedono stanze coperte di detriti e polvere e le finestre saltate, oltre che persone che si coprono naso e bocca mentre in preda al panico provano lasciare l’ospedale con i loro bambini. L’amministrazione dell’ospedale, che è gestito dalla Mezzaluna rossa palestinese (Prcs), dichiara che l’evacuazione dell’ospedale è impossibile poiché tra le centinaia di pazienti vi sono bambini in incubatrice e feriti nel reparto di terapia intensiva. E sottolinea che molte delle 14mila persone rifugiatesi nella struttura sono palestinesi sfollati a causa della guerra in corso.

Israele ha aumentato il numero delle truppe schierate sul terreno per portare avanti l’offensiva all’interno della Striscia di Gaza. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno riferito di aver colpito in 24 ore circa 450 obiettivi di Hamas tra centri di comando e postazioni per il lancio di missili, mentre scontri diretti tra soldati e miliziani si sono registrati nel nord dell’enclave: l’Idf riferisce che uno degli scontri è avvenuto vicino al valico di Erez dopo che i miliziani di Hamas erano usciti da un tunnel e aggiunge di avere ucciso molti membri del gruppo. A Gaza hanno ripreso gradualmente a funzionare la connessione internet e i servizi telefonici, il che ha permesso alle agenzie Onu, come l’Oms di mettersi in contatto con i propri team presenti nella Striscia dopo ore di silenzio. La condizione dei civili palestinesi è critica, mancano acqua, cibo e carburante per far funzionare gli ospedali. »Il mondo è testimone di una catastrofe umanitaria che si sta verificando davanti ai nostri occhi«, ha affermato Guterres, in visita ufficiale in Nepal, ribadendo che »la protezione dei civili è fondamentale«. In serata il portavoce del valico di Rafah, Wael Abo Omar, ha riferito ad Associated Press che domenica dall’Egitto sono entrati 33 camion di aiuti, il carico più grande entrato finora. Il bilancio delle vittime continua ad aggravarsi: secondo il ministero della Sanità della Striscia, governata da Hamas, dal 7 ottobre sono stati uccisi oltre 8.005 palestinesi, tra cui oltre 3.300 minori. E la tensione è altissima anche in Cisgiordania, dove cinque palestinesi sono stati uccisi nelle ultime ore in scontri con i soldati dell’Idf: secondo il conteggio fornito dall’agenzia palestinese Wafa, sono 116 in totale i palestinesi uccisi in West Bank dall’inizio della guerra. »Le violenze perpetrate dai coloni contro la popolazione palestinese sono in aumento. Sono inaccettabili e devono cessare«, è il monito della Francia. I raid aerei israeliani hanno preso di mira varie zone. Residenti di Gaza hanno riferito che è stata colpita l’area intorno all’ospedale di Shifa, al di sotto del quale secondo le accuse di Israele si trova un centro di comando di Hamas, e raid hanno colpito appunto anche la zona dell’ospedale di al-Quds a Gaza City. Un attacco è stato registrato anche nel sud della Striscia, nella città di Khan Younis, dove sono morte almeno 13 persone: i corpi, ha raccontato una giornalista dell’Associated Press presente sul posto, sono stati portati al vicino ospedale Nasser. La Jihad islamica palestinese ha dichiarato che un suo alto funzionario politico, il dottor Taysir Alghouti, è stato ucciso a Rafah. Mentre prosegue l’operazione militare israeliana aumentano i timori per gli ostaggi nella Striscia: »Facciamo tutti di tutto per riportare a casa gli ostaggi. È una priorità assoluta«, ha ribadito l’Idf. Nel corso della giornata sono continuate anche le schermaglie tra Israele e il Libano, dove è presente l’organizzazione Hezbollah, vicina all’Iran. Due colpi di mortaio hanno colpito la base nei pressi del villaggio di Houla ferendo lievemente uno dei caschi blu della missione di peacekeeping delle Nazioni Unite in Libano (Unifil). Si tratta di un membro del contingente nepalese. Sabato una granata aveva già colpito il quartier generale dell’Unifil nella città costiera meridionale di Naqoura. La missione Onu non ha specificato la provenienza degli attacchi ma ha riferito che sta indagando su entrambi gli incidenti. L’amministrazione Biden, secondo quanto riporta la testata Axios, che cita fonti statunitensi e israeliane, si starebbe preparando alla possibilità che la guerra fra Israele e Hamas si espanda in Medioriente, concentrandosi in particolare sull’assicurarsi che le forze Usa nella regione abbiano una protezione adeguata. Dall’Iran, il presidente Ebrahim Raisi ha avvertito che Israele ha »oltrepassato la linea rossa« con le sue azioni nella Striscia di Gaza, »il che potrebbe costringere tutti ad agire«. Un avvertimento a Teheran è stato lanciato dal consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan: »Abbiamo detto che se le nostre truppe fossero state attaccate, avremmo risposto, e abbiamo risposto. Se saranno attaccate di nuovo, risponderemo di nuovo«, ha detto alla Cbs. Lo stesso Sullivan ha definito »totalmente inaccettabile« l’aumento della violenza dei coloni dopo lo scoppio della guerra di Gaza e ha dichiarato che il premier israeliano Benjamin Netanyahu »ha la responsabilità di tenerli a freno«. In serata Netanyahu ha avuto un colloquio con il presidente Usa Joe Biden, il primo dal lancio del blitz dentro la Striscia di Gaza. Netanyahu è stato travolto dalle critiche nelle ultime ore per un posto pubblicato su X, e poi cancellato, in cui ha puntato il dito contro i servizi di sicurezza per l’attacco di Hamas del 7 ottobre affermando di non aver ricevuto da loro nessun avvertimento. Dopo le polemiche scatenate per queste frasi, il premier israeliano ha fatto un passo indietro, ha chiesto scusa, ha detto di essersi sbagliato e ha espresso il proprio sostegno all’esercito e all’intelligence.