Israele, affondo di terra contro Hamas. Netanyahu: “Soldati dentro Gaza, guerra lunga e dura”
I soldati israeliani «si trovano all’interno della Striscia di Gaza». La conferma di Benjamin Netanyahu, nella prima conferenza stampa dall’attacco di Hamas del 7 ottobre, svoltasi a Tel Aviv e trasmessa in tv, è giunta dopo quella che i residenti di Gaza hanno descritto come la notte di bombardamenti più intensi sulla Striscia, in cui l’esercito israeliano ha - per usare le sue stesse parole - «esteso l’attività» delle forze di terra, con tank e soldati israeliani nell’enclave. «Sarà lunga e difficile», «siamo pronti», ha detto Netanyahu, presentando come obiettivi dell’operazione la distruzione di Hamas e la liberazione degli ostaggi in mano al gruppo palestinese. «I nostri soldati sono pronti a mettere fine a questo male del mondo e questo andrà a beneficio di tutta l’umanità», le parole del premier israeliano, che si è poi detto sicuro che «ne usciremo vincitori e sarà la vittoria del bene sul male».
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I bombardamenti della notte fra venerdì e sabato hanno messo fuori uso la maggior parte delle reti di comunicazione a Gaza, lasciando la Striscia in un blackout comunicativo. A questo proposito il magnate Elon Musk ha messo a disposizione il suo progetto Starlink per garantire la connessione alle organizzazioni umanitarie riconosciute a livello internazionale a Gaza. Secondo l’ultimo bilancio fornito dal ministero della Sanità di Gaza sono 7.703 i morti nella Striscia dall’inizio della guerra, di cui 377 rimasti uccisi dall’estensione delle operazioni di terra israeliane di venerdì. È stata la notte più lunga anche per i familiari delle oltre 200 persone prese in ostaggio nel giorno del massacro di Hamas e portate nella Striscia, preoccupati che i propri cari possano rimanere vittima delle operazioni israealiane, che dopo un pressing sul governo hanno incontrato Netanyahu nella sede del ministero della Difesa. Israele «farà ogni tentativo possibile per portare a casa» gli ostaggi, ha promesso loro il premier, garantendo che la liberazione degli ostaggi è uno degli obiettivi principali della guerra e che «maggiore è la pressione» su Hamas «maggiori sono le chance» di ottenere il rilascio.
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L’ala militare di Hamas, le Brigate Qassam, tramite il portavoce Abu Obaida ha fissato le sue condizioni: se il nemico vuole risolvere la questione degli ostaggi «noi siamo pronti» e «il prezzo» della restituzione dei prigionieri è il rilascio di tutti i detenuti palestinesi nelle carceri israeliane. Una condizione che i familiari degli ostaggi, in una conferenza stampa tenuta a Tel Aviv dopo l’incontro con Netanyahu, hanno chiesto al governo di accettare. «L’operazione militare nella Striscia di Gaza continuerà finché non verrà emesso un nuovo ordine», ha chiarito il ministro della Difesa Yoav Gallant. Un nuovo appello accorato a un «immediato cessate il fuoco umanitario» è giunto dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres: «Ero stato incoraggiato da quello che sembrava essere un crescente consenso sulla necessità di una pausa umanitaria in Medioriente. Purtroppo, invece, sono stato sorpreso da un’escalation di bombardamenti senza precedenti, che mina gli obiettivi umanitari. Questa situazione deve essere ribaltata», ha detto da Doha, in Qatar, affermando che a Gaza «si sta consumando una catastrofe umanitaria sotto i nostri occhi».
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