Medio Oriente
Medio Oriente, l'Italia piange l'ultima vittima italo-israeliana
Mentre alcune fonti egiziane vicine ai negoziati parlano di un possibile rilascio di una cinquantina di ostaggi con doppia nazionalità (israeliana e straniera) da parte di Hamas in cambio dell’ingresso del carburante nella striscia di Gaza, l’Italia piange la seconda e la terza vittima del brutale attacco dello scorso 7 ottobre. Si tratta di Liliach Le Havron, italo-israeliana e moglie di Eviatar Moshe Kipnis, il cui cadavere era stato riconosciuto tramite il Dna lo scorso 17 ottobre. I due vivevano nel kibbutz di Beeri preso d’assalto dai militanti di Hamas. «Rinnovo le condoglianze ai figli e alla famiglia. Per l’Italia un altro giorno di lutto», ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. E in serata con un post su X il titolare della Farnesina ha annunciato che anche l’ultimo dei tre italo-israeliani dispersi, il 29enne Nir Forti, «è deceduto. Prego per te giovane Nir».
In occasione del suo viaggio in Israele, Tajani aveva conosciuto i due figli di Liliach Le Havron ed Eviatar Moshe Kipnis. Uno di loro, Nadav, nel corso di un’intervista concessa all’Associated Press lo scorso 11 ottobre si era detto convinto che i genitori fossero fra gli ostaggi nelle mani di Hamas. In particolare il giovane aveva espresso timori per la salute del padre che soffriva di una malattia autoimmune ed era costretto a utilizzare una sedia a rotelle. Nadav aveva ricordato come l’ultimo contatto con i genitori fosse avvenuto alle 9,30 del mattino di sabato 7 ottobre, quando i due si trovavano nel rifugio. «Ci hanno detto che i terroristi cercavano di buttare giù la porta, e la telefonata è terminata», aveva raccontato. Dopo la morte dei coniugi Kipnis, l’Italia conta ancora un cittadino disperso. Si tratta del 30enne Nir Forti, che si trovava al rave party di Reim, nella cui zona sono stati trovati oltre 250 cadaveri, insieme alla fidanzata, poi trovata deceduta, e ad alcuni amici. Su di lui non ci sono notizie ufficiali, secondo un amico Forti sarebbe stato ferito al torace.
Intanto, un portavoce di Hamas ha annunciato di aver rilasciato due ostaggi. A riferirlo è il quotidiano Haaretz. Il portavoce di Hamas in Egitto ha affermato il rilascio, «per ragioni umanitarie» è stato possibile con la mediazione egiziana e del Qatar. Intanto, l’offensiva israeliana di terra su Gaza non arriva ancora, ma l’esercito ribadisce al governo che è «necessaria» e Tel Aviv assicura che si farà. Mentre lo Stato ebraico ha intensificato gli attacchi aerei, anche nelle zone nel sud della Striscia in cui i civili sono stati invitati a cercare rifugio lasciando il nord in vista dell’operazione di terra, la radio militare israeliana ha riferito che Tel Aviv avrebbe accettato di ritardare l’offensiva di terra. Una scelta che punta a consentire l’arrivo di maggiori rinforzi Usa a causa del timore di possibili attacchi da parte dell’Iran e dei suoi alleati. Ma non solo: il ritardo dell’offensiva sembra inestricabilmente legato alla questione degli ostaggi ancora in mano a Hamas e gruppi alleati. L’amministrazione Biden avrebbe suggerito a Israele che il ritardo di una possibile offensiva di terra a Gaza permetterebbe agli Stati Uniti di lavorare più a lungo con i partner regionali per il rilascio di altri ostaggi.