Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Medio Oriente, Erdogan chiama Putin. Cosa si dicono al telefono

  • a
  • a
  • a

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha discusso telefonicamente della situazione in Medio Oriente con il suo omologo russo, Vladimir Putin. Lo ha riferito la presidenza turca. Lo riporta Ria Novosti. Durante la conversazione telefonica, Erdogan ha assicurato che Ankara farà ogni sforzo per allentare la tensione nella regione. «Constatando che la violenza contro i territori palestinesi si sta aggravando e il numero delle vittime civili cresce di minuto in minuto, il presidente Erdogan ha affermato che il silenzio degli Stati occidentali ha portato la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza ad assumere proporzioni senza precedenti», spiega la nota della presidenza turca.

 

 

 

 

In precedenza il presidente della Turchia aveva dimostrato la sua presa di posizione contro i rappresentanti di Hamas presenti sul proprio territorio. La Turchia ha chiesto ai rappresentanti di Hamas, ospitati per anni sul proprio suolo, di lasciare il Paese. A riportare la notizia il portale Middle East Eye, secondo cui il malcontento di Ankara si sarebbe palesato all’indomani dell’attacco sferrato dal Movimento islamico nei confronti dei civili israeliani lo scorso 7 ottobre, spingendo molti esponenti del gruppo a lasciare un Paese che ha rappresentato per anni un approdo sicuro. Il governo turco non considera Hamas un'organizzazione terroristica, tuttavia né il presidente Recep Tayyip Erdogan né il ministro degli Esteri Hakan Fidan hanno gradito i video di celebrazione dell’attacco - con protagonista il leader politico del Movimento, Ismail Haniyeh - girati a Istanbul e diffusi su Internet. Sono risultate indigeste ad Ankara anche le interviste rilasciate su suolo turco da esponenti di Hamas, come Saleh al Arouri e Khaled Meshal, in cui si glorificava l’azione militare del 7 ottobre e si giustificava il massacro e il rapimento dei civili. In base a quanto riporta Middle East Eye, gli esponenti di Hamas sono stati letteralmente messi alla porta. Rimane il dubbio su cosa accadrà in futuro e se sarà concesso loro di rientrare. Gli esponenti del gruppo, infatti, usano la Turchia come un porto sicuro cui approdare e da cui muoversi. Negli ultimi giorni, negoziati hanno avuto luogo in Qatar e la loro partenza potrebbe essere solo momentanea. Resta tuttavia il fastidio di Ankara: al di là del riavvicinamento tra Turchia e Israele, che solo lo scorso anno hanno riattivato le proprie relazioni diplomatiche, il governo turco considera terrorismo qualsiasi forma di attacco nei confronti dei civili. Una linea rossa che Hamas ha varcato e per cui ora potrebbe pagare le conseguenze.

Dai blog