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Hamas libera due ostaggi, Meloni al Cairo per il vertice internazionale

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Sono una madre e una figlia con cittadinanza statunitense i primi ostaggi a essere liberati da Hamas. Il braccio armato del gruppo palestinese, le Brigate Al-Qassam, ha fatto sapere di aver preso questa decisione "per motivi umanitari" e grazie allo sforzo diplomatico del Qatar. Ma anche, e soprattutto, per "dimostrare al popolo americano e al mondo che le affermazioni fatte da Biden e dalla sua amministrazione fascista sono false e infondate". Le due donne sono state consegnate alla Croce Rossa internazionale che le ha portate in Egitto e, da lì, in Israele. Funzionari israeliani hanno voluto chiarire che non è stato offerto nulla ad Hamas in cambio del rilascio delle due prigioniere.

 

 

Secondo l'esercito di Tel Aviv la maggior parte degli ostaggi, che potrebbero essere intorno ai 200, di cui due italo-israeliani, sono vivi. Intanto, oltre 100 veicoli sono ancora in coda in attesa di poter attraversare il valico di Rafah, che collega l'Egitto alla Striscia di Gaza, per poter portare acqua, cibo e medicinali alla popolazione stremata della Striscia. La consegna, inizialmente prevista per oggi, avverrà probabilmente entro 24-48 ore, ha annunciato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, perché "la strada era in pessime condizioni e doveva essere riasfaltata". "Il tempo per i civili sta per scadere", è però l'allarme lanciato dall'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, "Gaza è un inferno". Sul posto è arrivato anche il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres. "Quei camion sono un'ancora di salvezza per i palestinesi di Gaza e la differenza tra la vita e la morte", ha detto ai giornalisti, ammettendo di avere "il cuore spezzato", perchè "dietro questi muri ci sono 2 milioni di persone senza acqua, cibo, medicine, carburante".

 

 

Sulla consegna di aiuti a Gaza lavora da giorni la diplomazia, che è pronta a muoversi durante il vertice internazionale per il Medio Oriente che si tiene domani al Cairo, in Egitto, alla presenza dei leader dei principali Paesi arabi, di Guterres e di rappresentanti dell'Unione europea. Partecipano anche il presidente palestinese Mahmoud Abbas e il premier Giorgia Meloni, oltre a tre organizzazioni internazionali e 31 Paesi, tra cui Qatar, Turchia, Grecia, Emirati, Bahrein, Kuwait, Arabia Saudita, Iraq e Cipro. Assente invece Israele, che ha deciso di non rispondere all'invito. I vertici militari e governativi di Tel Aviv sono più impegnati a delineare le fasi della guerra nella Striscia di Gaza. Secondo quanto illustrato dal ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant: alla campagna di attacchi aerei seguirà un'offensiva di terra "per sconfiggere e distruggere Hamas", che si concluderà con una terza fase, ovvero "la creazione di un nuovo regime di sicurezza e la rimozione della responsabilità di Israele nella vita quotidiana nella Striscia".

 

 

Intanto sul campo continuano i raid, e sono almeno 17 i morti nell'attacco lanciato giovedì sera dall'esercito israeliano che ah colpito la chiesa greco-ortodossa di San Porfirio a Gaza, che offriva rifugio a circa 500 persone. Tra loro c'erano anche 5 membri dello staff di Caritas Gerusalemme, insieme alle loro famiglie. Viola, una tecnica di 26 anni, è stata uccisa insieme al suo bambino e al marito. Nel raid hanno perso la vita anche la sorella di Viola e i suoi due figli. Il Patriarcato di Gerusalemme ha definito il raid "un crimine di guerra che non può essere ignorato", mentre l'esercito israeliano ha minimizzato l'accaduto. "La chiesa non era l'obiettivo dell'attacco", che invece doveva colpire un "centro di comando e controllo", ha fatto sapere un portavoce delle forze di difesa israeliane (Idf), "siamo a conoscenza che solo un muro di una chiesa nella zona è stato danneggiato".

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