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Islam, il pericolo Eurabia non è invenzione di Oriana

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Cicisbeo
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La manifestazione nazionale a difesa dei valori e delle libertà occidentali, dei diritti e della sicurezza organizzata il 4 novembre dalla Lega a Milano è una risposta forte e democratica agli ignobili cortei dei fiancheggiatori di Hamas. Era tempo che una forza politica chiamava gli italiani a scendere in piazza per dare una testimonianza di attacco e di difesa dei valori alla base della civiltà occidentale, e che specificasse che democrazia e tolleranza non significano soggiacere a ideologie che mettono in discussione le nostre stesse radici culturali. La nazionale a difesa dei Molto opportuna è stata anche la scelta del 4 novembre, dati simbolo manifestazione del sacrificio di centinaia di migliaia di soldati italiani nella Prima guerra mondiale ai quali, come nazione, dobbiamo moltissimo, anche se troppo spesso lo dimentichiamo. E ha fatto bene Salvini a specificare che la manifestazione sarà nel nome di Oriana Fallaci, che fu la prima a denunciare i pericoli dell'espansionismo islamico. 

 

 

Un brillante pensatore della sinistra à la carte ha definito «fallaciani da osteria» gli editorialisti di centrodestra che in questi giorni hanno richiamato la lezione di Oriana davanti al ritorno in grande stile di due cancri che avanzano sempre di pari passo: jihadismo e antisemitismo. Ebbene, da oggi entro anch'io in questa osteria, perché sto rileggendo «La rabbia e l'orgoglio» e c'è una frase che spiega davvero tutto: «Sveglia, gente, sveglia! Intimiditi come siete dalla paura d'andar contro corrente - oppure d'apparire razzisti, (parola oltretutto impropria perché il discorso non è su una razza, è su una religione) - non capite o non volete capire che qui è in atto una Crociata all «Inverso. Abituati come siete al doppio gioco, accecati come siete dalla miopia e dalla cretineria dei Politically Correct, non capite o non volete capire che qui è in atto una guerra di religione. Voluta e dichiarata da una frangia di quella religione forse, (forse?), comunque una guerra di religione. Una guerra che essi chiamano Jihad, Guerra Santa».

 

 

Una guerra che l'Europa ha finto per troppo tempo di non vedere, non capendo che insieme a quella di Israele è in gioco la nostra libertà, e che in Europa la strada dell'integrazione islamica è lunga e accidentata, se non impossibile: il pericolo «Eurabia» evocato da Oriana Fallaci è infatti tutt'altro che un'invenzione, perché in molte comunità islamiche, purtroppo, resta una diffusa base di consenso per il fondamentalismo, soprattutto nei giovani di seconda e terza generazione. Nel vano tentativo di riduzione del danno, le istituzioni comunitarie hanno continuato a finanziare Hamas, con fondi destinati al popolo palestinese e poi tradotti in armi, ea flirtare ancor più oscenamente con Hezbollah, il partito di Dio sciita che destabilizza da decenni il Libano e rappresenta una spina nel fianco per Israele. 

 

 

Basti ricordare che per inserire il suo braccio armato nella lista delle organizzazioni terroristiche, nel 2013, ci volle la presentazione di un dossier stracolmo di prove schiaccianti - per altro arcinote - sul coinvolgimento di Hezbollah in attentati contro contingenti militari stranieri e centri ebraici, lanci di missili , stragi, sequestri di aerei ed esecuzioni. La strisciante sudditanza al mondo islamico che si respira da sempre tra Bruxelles e Strasburgo, speculare all'ostilità per Israele, mise però in piedi un compromesso politico insostenibile, sollevando il partito politico di Hezbollah da ogni accusa di connivenza con la sua ala militare, una contraddizione in termini che il Parlamento europeo ha successivamente superato, ma solo in parte. La sottomissione culturale all'Islam è una deriva che viene da lontano in nome di quel relativismo contro cui si scagliò Oriana Fallaci (sì, ancora lei, si rassegni chi disprezza l'osteria...), che denunciò nei suoi ultimi anni di vita le debolezze dei governi e delle burocrazie continentali davanti all'avanzata dell'Islam radicale, tanto da svellere le radici giudaico-cristiane della Costituzione col rischio di trasformare l'Europa, appunto, in Eurabia.

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