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Follie ambientaliste, stop alla direttiva Ue sulle case green

Filippo Caleri
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Hanno parlato e discusso della ecotassa sulla casa, la direttiva Ue che obbliga i proprietari di vecchi edifici a riqualificarli dal punto di vista energetico obbligatoriamente e in termini stretti, ma per ora il pericolo di far sborsare ai proprietari cifre considerevoli in omaggio all’euroambientalismo folle e controproducente è stato allontanato. Alle 4.55 di ieri mattina il trilogo (Parlamento Ue, Consiglio e Commissione) ha gettato la spugna, temporaneamente ma probabilmente anche definitivamente. Ad annunciarlo è stato Isabella Tovaglieri, relatrice ombra sulla proposta di direttiva europea case green: «La riunione non ha portato a un accordo sul testo, sono stati affossati molti punti ideologici e che se ne riparla (forse) a dicembre». Considerato che già dal prossimo anno gli organi europei saranno sostanzialmente in scioglimento e che la prossima maggioranza parlamentare difficilmente sarà simile a quella attuale, si può tranquillamente affermare che l’ambientalismo ideologico a spese delle famiglie è stato definitivamente battuto. Difficile, infatti, che il Partito popolare che si è progressivamente sganciato dalle posizioni oltranziste di socialisti e verdi accetti di votare un provvedimento che porta solo perdite di consenso, visto che tocca il portafoglio di famiglie già stremate da crisi e inflazione.

 

 

 

Nel merito sono state eliminate dal testo le «classi energetiche minime da raggiungere» per gli edifici ed è stato adottato un approccio che prevede una riduzione percentuale dei consumi energetici sull’intero parco edilizio residenziale decisa dagli Stati membri con un piano fino al 2050. Sono stati poi integralmente cancellati dal testo i mutui green e gli obblighi di installare colonnine di ricarica e di pre-cablare parcheggi per gli edifici residenziali esistenti. La prossima riunione sarà a dicembre ma difficilmente ci potrà essere un cambiamento di fronte. Sul tavolo ci saranno i nodi irrisolti come i target di riduzione dei consumi, le sanzioni, l’obbligo di pannelli solari e alcune disposizioni finanziarie. Il risultato ha visto comunque il plauso della Confedilizia: «La riunione notturna del trilogo, nonostante fosse stata convocata a oltranza per chiudere il testo forzando la mano, ha avuto come esito il rinvio a una successiva riunione in dicembre e - comunque - l’eliminazione delle norme che imponevano l’obbligo di effettuare gli interventi sugli immobili. Si tratta di una grande vittoria. La Confedilizia ha iniziato ben due anni fa a lanciare l’allarme, a Bruxelles e a Roma, sugli enormi pericoli che l’approvazione della direttiva come impostata avrebbe comportato».

Sulla quasi vittoria si è espresso anche Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera: «I rappresentanti di Fratelli d’Italia, sin dal primo momento, si sono battuti per evitare una vera e propria stangata di migliaia di euro alle famiglie, in ragione di adeguamenti e modifiche delle case in tempi limitati, senza tenere conto della naturale predisposizione paesaggista dei nostri territori e borghi. Oggi si può dire che il buon senso è prevalso». Non molla il Pd che, ovviamente, sostiene la ecopatrimoniale sulla casa. «Nessuna rilevante novità sui risultati dell’ultima riunione del trilogo sulla direttiva case green. Né cambio di rotta, come si vuol fare credere. Come sempre succede in un negoziato tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue ogni parte si presenta con alte ambizioni che nella mediazione con le controparti inevitabilmente si ridimensionano per trovare il giusto equilibrio» ha detto Patrizia Toia, europarlamentare del Partito democratico e vice presidente della commissione industria.

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