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Guerra Ucraina, in corso trattative di pace. Da cosa dipenderà l'accordo
Trattative di pace in Ucraina. Mentre gli Stati del mondo si danno appuntamento a New York per l'assemblea delle Nazioni Unite, nei corridoi e lontano dai riflettori vanno avanti faticosissime trattative di pace. Se ne parla anche nell'articolo scritto da Paolo Mastrolilli su La Repubblica del 21 settembre. La prima necessità è mettere attorno al tavolo tutti i soggetti coinvolti. "Secondo l’Ansa questo appuntamento potrebbe avvenire già in ottobre - scrive Mastrolilli - con il formato adottato a Copenaghen e Gedda, quindi con la Cina al tavolo. Superato questo passaggio diventerebbe possibile un vertice al livello dei leader che gli ucraini vorrebbero tenere entro la fine dell’anno ma per gli occidentali potrebbe essere rimandato alla primavera. Se tutti gli aderenti al formato Gedda presentassero una proposta unitaria e condivisa, ignorarla completamente diventerebbe assai difficile per Mosca, perché sancirebbe il suo completo isolamento".
Ma da cosa dipende l'eventuale raggiungimento di un accordo? "Un punto decisivo per la prosecuzione di questi colloqui è l’andamento della controffensiva in corso - spiega La Repubblica - Gli alleati rimproverano a Kiev di non aver colpito con i droni le linee di difesa minate prima dell’avanzata ma ormai è tardi. Pochi credono che riesca a sfondare prima dell’inverno, riprendendo Melitopol o Mariupol e questo dovrebbe spingere le parti a trattare, soprattutto l’Ucraina". Ma quali saranno gli scenari della futura pace possibile in Ucraina? E quali i tempi? "In passato si era parlato molto della Corea, ossia un cessate il fuoco seguito dal congelamento della situazione sul terreno, senza un trattato formale - conclude Mastrolilli - Durante la visita del cardinale Zuppi, i cinesi hanno lasciato intendere che vorrebbero andare anche oltre, ossia una tregua seguita da un negoziato vero e proprio, con concessioni reciproche, per arrivare a una pace reale. Un punto di partenza logico potrebbe essere l’accordo di Minsk, mai applicato fino in fondo, anche se la realtà sul terreno è cambiata e richiederebbe aggiornamenti. Putin probabilmente non si muoverà almeno fino alle elezioni di marzo, mentre il rivale americano Biden avrebbe bisogno di una soluzione prima delle sue presidenziali del prossimo novembre. Questa sarebbe la finestra più logica e conveniente per trovare una via d’uscita, se Mosca si convincerà che è venuto il momento di cercarla".